Non si ferma la cattiva pratica delle autofficine di chiedere ai clienti, in alcuni casi imporre, il pagamento di una sanificazione “Anti Covid-19” per qualsiasi intervento sull’autovettura. Dopo aver letto la denuncia del Salvagente, un altro lettore si è aggiunto alla schiera di chi ritiene di aver subito un’ingiustizia. “Io ho acquistato una vettura lo scorso 9 marzo – ci scrive Gianluca Gagliardi – e dopo circa 300 km si è accesa la spia del motore che mi diceva di recarmi in officina. Lo scorso 5 maggio mi sono recato in officina jeep e sono rimasto alquanto basito in quanto per riparare la vettura mi hanno chiesto 25 euro per la sanificazione. Al mio rifiuto mi hanno risposto che potevo anche prendere la vettura e andare via”. Il signor Giovanni ci chiede: “Vorrei sapere se è normale che mi venga chiesto questo costo considerando che l’auto è in garanzia e non mi sono recato in officina per causa mia ma bensì per il malfunzionamento della vettura che mi avrebbero dovuto consegnare esente da difetti?”
“La sanificazione è un’altra cosa”
Abbiamo girato la domanda a Alessandro Angelone, presidente Nazionale Confartigianato Autoriparazione: “Nel caso del vostro lettore, essendosi rivolto alla rete ufficiale, va capito se quell’officina risponde a direttiva imposte dalla casa madre dell’autovettura, visto queste per concedere l’utilizzo del marchio possono imporre molti vincoli, anche sulla politica dei prezzi”. In generale, però, Angelone non è affatto d’accordo con la cattiva abitudine di chiedere un prezzo proponendo una sanificazione della vettura: “Non c’è scritto da nessuna parte che un’officina che voglia fare un operazione di sanificazione debba farla pagare al cliente. Innanzi tutto il termine sanificazione richiede una moltitudine di procedure che non sono semplicemente quella di fare una pulizia profonda e metter dentro una macchinetta che produce l’ozono per 15-20 minuti, e tra l’altro l’ozono non è riconosciuto tra le sostanza che uccidono il covid-19. Quello al massimo si può chiamare igienizzazione, disinfezione, trattamento all’ozono”.
“I dispositivi devono essere a carico del datore di lavoro”
Sul fatto di caricare i costi sui clienti, il presidente Confartigianato Autoriparazione è completamente contrario: “Io che sono un titolare di officina, sono io il responsabile della sicurezza sul lavoro dei miei collaboratori. Quindi, se io ho necessità di adottare delle procedura per salvaguardare la loro salute, ho due possibilità . O le adotto o non prendo il lavoro. Il costo me lo carico io. Ovvio, se no che faccio, faccio pagare al cliente anche la mascherina e i guanti? Ma non ha senso questa cosa qua!”.
Scorretto imporlo
In ogni caso, siamo nel campo del lecito o della violazione delle regole? “Chiederlo è moralmente discutibile, ma chi lo chiede è libero di farlo, anche se non ci fa bella figura. Imporlo secondo me è illegittimo, e penso che l’utente difficilmente acconsentirà a questa cosa. Le pecore nere ci sono in tutte le categorie, anche nella nostra” aggiunge Angelone. Per quanto riguarda le linee guida del ministero, infatti, non c’è alcun riferimento alla categoria delle autofficine, anche se l’associazione degli autoriparatori di Confartigianato si è data delle regole aggiunteve, che prevedono l’uso di coprisedile e copri volante e leva cambio del freno a mano monouso.
“Si tratta della nostra sicurezza, non possiamo farla pagare al cliente”
“Nel momento in cui sono costretto a entrare nel veicolo la prima cosa che faccio è metterli – spiega Angelone – Dopodiché, se devo solo fare una manovra per posizionarlo per cambiare le gomme, per esempio, mi posso limitare a questo. Chi va oltre lo fa per business, per far girare la macchinetta e portare a casa qualche spicciolo, anche se qualcuno se la strapagare. Qualora dovessi fare un intervento nell’abitacolo, di venti minuti, mezz’ora, in quel caso sono io che per salvaguardare la mia di salute, metto in campo il trattamento con l’ozono, lo farò notare al cliente in fattura, ma glielo devo omaggiare, perché quel trattamento l’ho fatto per me”.
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