Pomodoro, succo di pomodoro, sale e… acqua. Se volessimo riscrivere la ricetta industriale delle polpe non potremmo prescidere da quest’ultimo ingrediente. Il test di laboratorio che abbiamo condotto su 15 marchi – De Rica, Star, Coop, Cirio, Alce Nero, Conad, Mutti, Petti e tanti altri, li trovate tutti nel nuovo numero in edicola – dimostra che in qualche barattolo c’è troppa acqua: in media il nostro campione contiene circa il 70% di polpa ma la forbice va da un minimo di polpa al 53%  a un massimo all’85%. A condizionare il contenuto di acqua tanto la varietà , che il grado di maturazione del pomodoro utilizzato.
Tanto per capirci, nessun produttore aggiunge davvero acqua su un prodotto del genere. Fatto sta che si tratta di un parametro commerciale molto importante, perché indica quanta materia prima acquistiamo davvero.
A differenza delle passate per le quali la legge descrive con molti particolari le caratteristiche qualitative e commerciali che devono possedere, per le polpe le regole sono più lasche limitandosi a indicare che rientrano nell’ampia categoria dei pomodori in pezzi.
E così il consumatore non può sapere prima di aprire il barattolo quanto renderà il prodotto che sta mettendo nel carrello, mentre sarebbe una notizia interessante da conoscere, anche per poter scegliere. C’è da dire che un’azienda ha contestato la metodologia utilizzata dal nostro laboratorio. Tuttavia la procedura seguita è contenuta in una norma Uni che specifica un metodo di centrifugazione per la determinazione del contenuto di polpa nei succhi di frutta e di ortaggi e in prodotti simili, una categoria di prodotti in cui i le polpe di pomodoro rientrano a pieno titolo.
Discorso diverso, invece, per i pesticidi, una delle determinazioni analitiche alle quali abbiamo sottoposto il nostro campione: per i fitofarmaci la legge prevede dei limiti che il nostro test mostra ampiamente rispettati da tutte le polpe che abbiamo portato in laboratorio. Scongiurato in ogni caso il pericolo glifosato, poco meno della metà del campione è risultato privo di qualsiasi residuo di pesticida. Per gli altri si tratta o di tracce di fitofarmaci o di quantità di poco superiori.
Un quadro che rassicura, anche se con qualche nota critica. Non è la prima volta, infatti, che puntiamo l’attenzione sulle conserve di pomodori: lo avevamo già fatto nel 2016 con un test di laboratorio sulle passate e in quel caso le analisi alla ricerca di pesticidi erano andate molto meglio con un solo campione positivo (anche in quel caso ampiamente entro i limiti di legge).
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