Come scoprire lo zucchero nelle etichette dei cibi che mettiamo nel carrello

La quantità di zuccheri è necessariamente da ridurre per l’implicazioni che ha con l’obesità infantile in età pediatrica e in età adulta con le patologie tumorali e diabete: indubbiamente chi mangia troppi zuccheri rischia di ammalarsi di più. Non sempre però gli zuccheri sono facilmente identificabili e  saper leggere le etichette è infatti fondamentale per poter scegliere alimenti con basso contenuto di zuccheri e individuare quelli nascosti.

Oltre al comune saccarosio, zucchero bianco, gli zuccheri possono essere presenti con tanti altri nomi, per esempio, sciroppo di glucosio-fruttosio, maltosio, destrosio, sciroppo di mais, o di riso. Possono essere naturali o artificiali, come aspartame, sucralosio e ciclammati. Oltre ai prodotti dolciari,  questi zuccheri li troviamo anche in prodotti che non dovrebbero contenerli, come piselli in scatola, salsa di pomodoro, sughi pronti, maionese, fette biscottate, pane, nello yogurt, succhi di frutta, burgher di soia, patate fritte, snack salati ( tipo TUC) dove  vengono aggiunti per camuffare la qualità scadente di questi prodotti.

Come leggere l’etichetta?

Secondo la  normativa sui claims alimentari  un prodotto a può essere definito in etichetta a BASSO CONTENUTO DI ZUCCHERI

Se non ha più 5 g di zuccheri per 100 g per i solidi o 2,5 g di zuccheri per

100 ml per i liquidi. Un alimento senza zuccheri non più di 0,5 g di zuccheri per 100 g o

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Renata Alleva ha un blog che aggiorna costantemente su alimenti, nutrizione, genitori e bambini. È laureata in Scienze Biologiche nel 1990, con una tesi su l’ obesità infantile. Nel 1991 vince il concorso per un dottorato di ricerca in Biochimica presso l’Università di Bologna e ne consegue il titolo nel 1995, con una tesi che ha come argomento lo studio delle lipoproteine plasmatiche. Durante il Dottorato di ricerca ha trascorso un periodo di attività di ricerca presso l’Istituto di Tecnologia e Fisiologia degli Alimenti dell’Università di Granada (Spagna), e successivamente nel 1996 vince una borsa post-dottorato e svolge gran parte dell’attività di ricerca presso la Biochemistry Unit dell’Hearth Research Insitute di Sydney (Australia), diretto dal Prof Roland Stocker, poi ad Aberdeen ( Scozia), presso il DNA Instability Group, del Rowett Institute diretto dal Prof. Andrew Collins e ad Amburgo (Germania), presso il dipartimento di Biochimica dell’Università di Medicina diretto dalla Prof. Ulricke Beisigel. Rientrata in Italia, dal 1999 è ricercatore a contratto presso l’ IRCCS Rizzoli di Bologna e collabora con l’Apoptosis Research Group, School of Medical Science (Griffith University, Gold Coast Australia), diretto dal Prof. Jiri Neuzil. Nel 2004 consegue un Master di II° Livello in Nutrizione Clinica presso l’Università di Siena nel 2005 vince il concorso per il corso di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione e nel 2009 consegue il titolo di specialista, presso l’Università di Siena. Nel 2004 inizia ad esercitare la professione di Nutrizionista. È autrice di circa 50 lavori internazionali e capitoli di libri con un impact factor di 131.49, in argomenti che riguardano Alimentazione, Integratori, Nutrigenomica, Stress Ossidativo e tumori. Relatrice in convegni nazionali e internazionali, e corsi ECM, ha vinto 3 premi nazionali come migliore comunicazione e collabora con varie testate giornalistiche. E’ impegnata da anni nella promozione della salute attraverso i corretti stili alimentari con particolare attenzione all’Agricoltura Biologica, ed ha partecipato come relatore a cicli di incontri presso scuole materne, medie inferiori e superiori, associazioni private, e corsi di aggiornamento ECM. E’ rewier per riviste scientifiche internazionali, British journal of Nutrition, European Journal of Nutrition, Toxicology in vitro. Negli ultimi anni si è interessata al ruolo dei pesticidi sulla salute umana e ha partecipato come relatore a diversi convegni informativi sul tema. E’ presidente della sezione provinciale dell’ISDE ( associazioe medici per l’ambiente) di Ascoli Piceno e membro del PAN (Pesticide Action network) Italia.

100 ml, mentre la dicitura senza zuccheri aggiunti  riguarda un alimento in cui non sono stati aggiunti zuccheri e ogni altra indicazione che può avere lo stesso significato per il consumatore sono consentite solo se il prodotto non contiene mono-o disaccaridi aggiunti o ogni altro prodotto alimentare utilizzato per le sue proprietà dolcificanti. Se l’alimento contiene naturalmente zuccheri, l’indicazione seguente deve figurare sull’etichetta «contiene naturalmente  zuccheri ».

Quali sono gli zuccheri che possono comparire in etichetta

Zucchero bianco o saccarosio, raffinato alto indice Ha un alto indice insulinemico, da evitare

Zucchero scuro o di canna integrale, è migliore dello zucchero bianco, e ha un discreto contenuto di potassio. La migliore varietà è il Panela di colore marrone scuro, se il colore è marrone chiaro, allora è solo zucchero bianco colorato con caramello

Zuccheri della frutta, succo d’uva succo di mela, prevalentemente è fruttosio che ad alte quantità può causare ipertrigliceridemia.

Destrosio.  Combinato ad altri monosaccaridi, rientra nella composizione di numerosi disaccaridi (saccarosio, maltosio, lattosio e cellobiosio) ed è il costituente esclusivo di polisaccaridi come l’amido, il glicogeno e la cellulosa

Fruttosio. È l’altro componente del saccarosio assieme al glucosio ed è lo zucchero maggiormente presente nella frutta; utilizzato come dolcificante aumenta la resistenza della leptina, un ormone che ha un ruolo importante nella regolazione della fame, perché trasmette al cervello il senso di sazietà. Utilizzare il fruttosio vuol dire avere più fame, tipica sensazione di chi fa uso delle bevande light. Responsabile della steatosi epatica e del picco insulinico post prandiale

Maltitolo:  È un polialcol, derivato dal maltosio per idrogenazione. Dotato di proprietà lassative, come tutti gli alcoli degli zuccheri usati per dolcificare. Crea problemi gastrici in quanto, pur essendo meno dannoso se comparato ad altri polialcoli, è usato in grosse quantità dall’industria alimentare. Assolutamente non adatto per chi soffre di diabete. E965.

Maltosio e Sciroppo di glucosio. È ricavato dai cereali. Il potere dolcificante è inferiore a quello dello zucchero

Sciroppo di mais. E’ estratto dal mais  ed a un alto contenuto di fruttosio. Per questo motivo, lo sciroppo di mais si trova spesso in bibite gassate e dolci confezionati, talvolta anche in alimenti definiti «senza zucchero», privi di zucchero raffinato, ma comunque con un elevato apporto di tale componente in altre forme.

Sciroppo d’acero.  Le varietà più pregiate sono quelle di colore arancio chiaromentre le più scure sono meno apprezzate e presentano un maggiore sentore di caramello. Ha un elevato indice glicemico.

Saccarina. Studi su ratti ne hanno dimostrato la cancerogenicità.  In Italia non è vietato negli alimenti e bibite dietetiche ma l’etichetta deve segnalarne la presenza e l’inopportunità del consumo da parte di bambini e donne in gravidanza. E954.

Aspartame. È composto da acido aspartico, fenilalanina e metanolo. Il metanolo è molto tossico e alcuni studi hanno dimostrato che un consumo elevato può alterare la chimica cerebrale, influenzando umore e comportamento. Ecco alcuni danni associati al suo utilizzo: convulsioni, emicranie, orticaria, disturbi nella funzionalità nervosa. Ma molti sono gli studi che ne hanno mostrato la cancerogenicità su modelli animali e su cellula. Se viene utilizzato per dolci e scaldato oltre i 200°C aumenta la sua tossicità. Presente in tutte le caramelle e gomme da masticare e prodotti senza zucchero. L’aspartame come altri dolcificanti artificiali, manda in tilt il sistema di fame –sazietà causando  una fame decisamente più spinta nelle ore successive all’assunzione. Come dire che le “Zero Calorie” nel momento in cui si bevono o si mangiano determinano un incremento delle calorie introdotte nel pasto successivo e una persistenza ulteriore di condizioni che generano ingrassamento. Nelle etichette alimentari E951. 

Acesulfame K. È un sale di potassio. Usato soprattutto nelle conserve e marmellate perchè resiste alle alte temperature. È circa 200 volte più dolce del saccarosio, ma ha contenuto calorico nullo poiché non viene metabolizzato dall’organismo. Stimola la produzione di insulina. (E950).


Ciclammati.
Hanno un potere dolcificante circa 30 volte superiore a quello del saccarosio. Vengono metabolizzati dal fegato ed escreti con le urine. Le solfatasi batteriche, parte della flora microbica residente del colon, possono convertire il dolcificante ciclamato in cicloesilammina, un agente cancerogeno della vescica. Si trova nelle bevande analcoliche, in confetti e in gomme da masticare. Stimola l’insulina. La Coca-Cola Zero contiene l’edulcorante ciclammato, che è vietato negli USA ma autorizzato in Europa E952.

Sucralosio  noto col nome commerciale di Splenda negli Stati Uniti, è un dolcificante artificiale. Nell’ Unione europea è conosciuto anche col nome di E955. È 600 volte più dolce del saccarosio, cioè all’incirca il doppio più dolce della saccarina e quattro volte più dolce dell’aspartame.  Recenti studi hanno dimostrato che altera il microbiota  intestinale, determinando  aumento di peso e obesità. A livelli elevati, il  sucralosio causa anche danni al DNA

Sorbitolo. È un polialcol, molto utilizzato nell’industria alimentare come dolcificante, stabilizzante e agente lievitante con il nome E420 in molti prodotti “senza-zucchero”, come gomme da masticare e caramelle. Il suo utilizzo può causare gas, gonfiore di pancia, crampi, diarrea ed è assolutamente sconsigliato nei bambini inferiori a 1 anno di vita.
Mannitolo.  Il suo potere edulcorante è infatti pari a circa il 50% di quello dello zucchero da cucina, con il vantaggio di essere ipocalorico  e con un metabolismo indipendente dall’insulina (caratteristica particolarmente utile in presenza di diabete); tuttavia, questo suo effetto lassativo ne limita l’impiego in tal senso. E421.
Xilitolo.  Ha effetto lassativo e stimola l’insulina Nelle etichette alimentari è indicato dalla sigla E967 diffuso nelle gomme da masticare.
Isomalto. Ricavato dallo zucchero di bietola, è composto da glucosio e mannitolo, del tutto paragonabile allo sciroppo di glucosio. (E953).