“Un inaccettabile passo indietro con conseguenze pesanti sia per l’intera filiera agroalimentare italiana che per i nostri consumatori”. Questa la posizione espressa da Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, la fondazione che riunisce i big del settore agroalimentare del made in Italy, in merito alla possibilità che dal primo aprile, come denunciato dal Salvagente nei giorni scorsi, venga meno l’indicazione obbligatoria di origine della materia prima in etichetta per la pasta, riso, latte e formaggi e prodotti derivati dal pomodoro.
Ad oggi le norme nazionali che hanno introdotto questo obbligo rischiano di venir meno, in quanto il Regolamento 1169 del 2011 concedeva agli Stati membri la possibilità, qualora ci fosse un interesse espresso dai consumatori, di ampliare le indicazioni riportate in etichetta, in via sperimentale fino al 1° aprile 2020. A partire, quindi, da quella data si potrebbe tornare all’obbligo per i produttori di indicare in etichetta le informazioni sull’origine solo quando il luogo di provenienza dell’alimento è indicato o evocato e non è lo stesso del suo ingrediente primario.
“In altri termini – prosegue Scordamaglia – se un qualsiasi prodotto (es pasta, formaggio, etc) riporta in etichetta un tricolore o una qualsiasi evocazione di italianità allora bisognerà indicare l’origine del grano e del latte se diversa dall’Italia, qualora invece non ci fosse alcun riferimento all’Italia l’obbligo di indicazione di origine della materia prima verrebbe meno”.
“Un salto all’indietro ingiustificato” lo definiscono da Filiera Italia e sottolineano che è inaccettabile la prevalenza di una normativa comunitaria ancora troppo arretrata rispetto alle esigenze manifestate dal consumatore e alla riorganizzazione delle filiere sulla base della totale trasparenza. “Come Filiera Italia abbiamo già chiesto al governo di evitare questo salto nel buio e tenere, mediante norme nazionali, sempre e comunque l’obbligo di indicazione di origine alleandosi in Europa con paesi come la Francia che si sono già mossi in tal senso. Questo fino a quando l’Unione Europea non smetterà di assecondare chi è contrario alla trasparenza, “A prevalere – dice il consigliere delegato – devono essere le esigenze dei consumatori e dell’intera filiera ed è questo l’obiettivo che vogliamo raggiungere a Bruxelles supportati dal governo e trasversalmente da tutte le forze politiche del nostro paese”.