“Gentile Presidente, lei ha recentemente annunciato di volersi recare di nuovo a Taranto. Inoltre lei si è recato a Londra a incontrare Mittal per convincerlo a rimanere a Taranto e a continuare a produrre. Domani 7 febbraio ci sarà l’udienza in Tribunale a Milano e il governo – per bocca dei Commissari ILVA – continuerà a chiedere ad ArcelorMittal la prosecuzione della produzione quando tutti i dati di evidenza scientifica indicano che ciò costituisce un pericolo”. Inizia così la lettera aperta scritta da dal professor Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink al premier Giuseppe Conte. Peacelink, è bene ricordarlo è l’associazione che per prima ha documentato l’inquinamento ambientale prodotto dall’Ilva. E Marescotti ancora una volta snocciola dati che, a suo parere, Conte non può ignorare e che dimostrerebbero come, nonostante l’attenzione sullo stabilimento di Taranto “sono evidentissimi e confermano che state forzando ArcelorMittal a inquinare esponendo migliaia di persone a un rischio inaccettabile, cosa a dir poco assurda”
Scrive il presidente di Peacelink: “E’ necessario sottolineare chiaramente che – dopo le sue visite a Taranto – le cose non sono migliorate: sono anzi nettamente peggiorate”. E prosegue: “gli abitanti di Taranto vedono un peggioramento delle emissioni inquinanti. In particolare aumentano quelle cancerogene. Lo stanno denunciando vari cittadini postando foto e video sui social. Con questa lettera vogliamo documentare che quei cittadini hanno ragione: l’inquinamento sta aumentando e la situazione peggiora non solo a vista d’occhio: i dati Arpa degli ultimi tre mesi sono schiaccianti. Lei di questo è bene che abbia informazione perché il suo governo a marzo sarà chiamato a rispondere in sede europea della (mancata) applicazione della sentenza di condanna della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU). Era una condanna perché lo Stato non aveva protetto i cittadini di Taranto. Con questa lettera potrà avere la conferma che lo Stato a Taranto continua a non proteggere migliaia di cittadini esposti a un rischio sanitario non accettabile e anzi tende ad aggravare la situazione forzando la prosecuzione di una produzione pericolosa e inquinante”.
Livelli record di benzene cancerogeno
Documenta Marescotti: “Il giorno 21 gennaio 2020 il benzene ha raggiunto il picco 10,8 microgrammi a metro cubo nel quartiere Tamburi. Il dato è stato registrato dalla centralina Arpa di via Orsini. Il benzene è classificato come “cancerogeno per l’uomo” dallo IARC nel gruppo 1. Valori così elevati di benzene non si erano mai visti in quella centralina di recente installazione”.
E non è che negli altri quartieri, anche più distanti dall’impianto, le cose vadano meglio. Marescotti inserisce nella lettera aperta a Conte anche un grafico del benzene misurato nell’altra centralina “tradizionale” del quartiere Tamburi: la centralina di via Machiavelli. Il picco mensile (quello di gennaio) ha sfiorato i 7 microgrammi a metro cubo, “valore mai raggiunto neppure ai tempi dei Riva (la comparazione è con i mesi di gennaio degli anni precedenti). Al tempo dei Riva il benzene arrivava al massimo a 5 microgrammi a metro cubo con i picchi” spiega il presidente di Peacelink.
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Le polveri sottili aumentano
Dal benzene alle polveri sottili la situazione non va meglio nel quartiere Tamburi di Taranto. Scrive Marescotti a Conte: “Nello scorso novembre la media del PM 2,5 era 9 microgrammi a metro cubo nel novembre 2019 per poi passare a 11 nel dicembre 2019 e per arrivare a 20 nel gennaio 2020 segnando un aumento del +28% (da novembre a dicembre) e poi un balzo del 76% (da dicembre a gennaio). Tali polveri sottili sono ancora più pericolose a Taranto per la loro qualità chimica, in parte derivante dall’origine industriale delle stesse”.
Un buon padre di famiglia
Alessandro Marescotti chiude la lettera aperta con un appello a Giuseppe Conte: “Lei, che è docente di diritto, sa che lo Stato deve incarnare almeno la diligenza del “buon padre di famiglia”. Ma che buon padre di famiglia è quello che espone i suoi figli a un rischio sanitario inaccettabile? Lei farebbe così con i suoi figli? Noi nel frattempo a Taranto scenderemo in piazza il 26 febbraio, perché le madri e i padri non abbandonano mai i loro figli”.