L’ultima tendenza del salutismo: germogli fai-da-te nella dieta

E se, nella costante ricerca del chilometro-zero, si partisse e si restasse in cucina? È l’ultima frontiera del salutismo, tra l’altro poco costosa e per nulla difficile, e si basa sui semi vivi. Vitali, dunque ricchi di sostanze utili anche per il nostro organismo e più facilmente digeribili. Non proprio una nuova tendenza, a dire il vero, anche se la coscienza salutista degli ultimi anni ha portato in auge l’inserimento nella nostra alimentazione di germogli di ogni tipo, sulla scorta di quanto fanno già molte popolazioni, specie nell’estremo oriente,

Non è una novità assoluta, dicevamo, ma una pratica che abbiamo seguito per secoli. Per rendersene conto basti pensare a lenticchie, ceci e fagioli e alle pratiche di preparazione che usiamo da sempre, anche senza capire esattamente che conseguenze hanno.

È quello che siamo abituati a conoscere come ammollo. Anche se non arriviamo mai alla germinazione, il solo fatto di tenere questi legumi a bagno per diverse ore prima di cuocerli, non solo fa diminuire i tempi di cottura ma dà anche il via a reazioni biochimiche che ne migliorano la qualità nutritiva. Aumenta il numero di vitamine, migliora la qualità proteica per una sintesi di aminoacidi essenziali, diminuisce il tenore di acido fitico, la sostanza indigeribile che trattiene i sali minerali impedendone l’assorbimento da parte dell’organismo, cambiano gli zuccheri che il nostro intestino non è in grado di scindere e assimilare.

Una trasformazione biochimica inevitabile per semi che a contatto con l’acqua liberano la dose di energia vitale necessaria per la vita della futura pianta che non vale solo per i legumi. Anche cereali, ortaggi e altri vegetali hanno le stesse potenzialità. Non è, quindi, solo per mode new age che molti inseriscono teneri germogli nelle insalate o in altri piatti. Per approfittarne, però, la condizione è consumarli il più freschi possibile.

Un germogliatore in cucina

Logico che si opti per il fai-da-te. Un compito per nulla difficile, per il quale non serve un giardino o delle spiccate qualità da pollice verde. Basta un germogliatore e qualche seme per iniziare.

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Si tratta di una vasca di germinazione composta da qualche piatto da 20 centimetri di diametro, chiusa da un coperchio per mantenere la giusta umidità e provvista di canali per garantire l’areazione e lo scarico d’acqua che si raccoglie nel serbatoio ( e può essere utilizzata per l’innaffiatura di piante e fiori).

Un accessorio facile da sistemare in casa (è semplicemente necessario porlo in un ambiente illuminato, meglio se non direttamente esposto ai raggi del sole) e che non necessiterà di molto lavoro. Nessun segreto da adepti, bastano i giusti semi e l’innaffiatura due volte al giorno per assicurarsi un “raccolto” da portare in tavola. Freschissimo e sano.

Quali semi?

Ogni seme ha il suo gusto… e le sue proprietà. Se sul primo aspetto non vi servirà che sperimentare l’inserimento nei piatti della vostra “coltivazione”, sul secondo non avrete che l’imbarazzo della scelta.

Tra le molte possibilità che offre il mercato ci sono, per esempio, i semi di cavolo broccolo. I germogli ottenuti sono un concentrato di vitamina A, C, e di minerali come calcio, magnesio, fosforo, ferro, selenio e sostanze solforate in concentrazione molto superiore a quella del vegetale maturo.

Gli amanti del genere possono esercitarsi a far germogliare quelli di cipolla, ricchi di sodio, potassio, zolfo, ferro, iodio, silice.

I germogli di erba medica, invece, sono ricchi di vitamina A, B1, B2, B12, C, D ed E.
È l’unico vegetale
a contenere tutti e nove gli amminoacidi essenziali.

Particolarmente gradevoli per il loro gusto moderatamente piccante, i germogli di ravanello daikon ricchi di sali minerali
e vitamine del gruppo B.

Tanto per tornare sui classici molto apprezzati, i germogli di soia sono ricchi di fibre e sali minerali, come ferro potassio e calcio.