Quasi sei medici italiani su dieci sono favorevoli o possibilisti rispetto all’uso di sistemi di riduzione del danno del fumo, come le sigarette elettroniche. A dirlo è un sondaggio realizzato su 400 medici, presentato al congresso della Società italiana di medicina generale (Simg). Nello specifico, il 46% dei medici di medicina generale italiani ha infatti risposto di non conoscere né sigarette elettroniche né device a tabacco riscaldato”, il 57% ha espresso “possibilismo” sul loro uso in un percorso terapeutico di disassuefazione e il 12% è apertamente favorevole. Il 91% dei medici intervistati ritiene giusto l’interessamento delle associazioni scientifiche e delle associazioni di pazienti a questa nuova metodica, ma la scarsa conoscenza dei prodotti in commercio condiziona il giudizio dei medici, come spiega Letizia Rossi, il dottore che ha condotto l’indagine: “Anche sull’uso che potrebbero avere nella disassuefazione da fumo. E’ emersa la necessità di una maggiore conoscenza sia sull’utilizzo di questi prodotti, che anche sul loro inserimento in un programma terapeutico, anche perché il paziente che viene in ambulatorio molto spesso chiede come funzionano, se sono dannosi e come possono utilizzarli”.
Smettere di fumare, gli approcci dei medici
Damiano Parretti – responsabile nazionale della Scuola di alta formazione Simg, spiega che il primo obbiettivo è “arrivare alla cessazione del fumo, ma occorre anche considerare che poi solo una minoranza dei pazienti fumatori smette. E le nostre domande per forza diventano altre. Ce ne dobbiamo occupare? Dobbiamo perseverare in atteggiamenti drastici o cerchiamo di arrivare, sempre con l’obiettivo di far smettere di fumare, a ridurre la tossicità del fumo, proporre soluzioni con il minor numero possibile di sostanze tossiche per la salute del fumatore?”. Sempre Perretti ha dichiarato, rispetto alle morti sospette negli Usa: “La sicurezza è utilizzare sistemi chiusi che non possono essere manipolabili, in essi non si possono inserire sostanze. Per cui anche l’Fda (Food and Drug Administration) si è pronunciata a favore dell’utilizzo di strumenti che abbiano nel tabacco riscaldato il loro funzionamento, ma che al tempo stesso garantiscano la sicurezza attraverso la non possibilità di introduzione di altro nel sistema”. Tra i prodotti che corrispondono a questa descrizione c’è l’Iqos di Philip Morris, che si basa su ricarica da inserire nel dispositivo che le riscalda.
Il commento critico di Bertacco
Critico su questo punto Paolo Bertacco di Global Vape, pioniere del settore in Italia, che scrive sul gruppo Fb PaoloBertacco Vape news: “I rappresentanti della Iqos entreranno nell’ambulatorio del vostro medico di base e gli faranno credere quanto è importante ridurre il danno attraverso il tabacco riscaldato, poi arriveranno quelli che promuovono i sistemi chiusi e diranno che per logica sono molto più controllati”. E aggiunge: “Credo che il dottore debba sapere che in Usa hanno usato ricariche per sistemi chiusi per inserire il thc manipolato con sostanze pericolose”.