Benzinai in sciopero fino a venerdì mattina contro imposte e contrabbando

ACCISE DIESEL

Dalle 6 di oggi fino a alle 6 di venerdì i distributori di carburante sono in sciopero. Le ragioni principali sono la politica fiscale del Governo, a partire dalla fatturazione elettronica, e la concorrenza sleale da parte di chi immette in rete carburante di contrabbando. La Confesercenti parla di “negazione dei diritti ad una categoria allo stremo”. Lo sciopero è attuato su tutto il territorio nazionale ed è stato promosso dalle organizzazioni di categoria Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio.

“Il governo grava con adempimenti inutili e cervellotici”

La protesta è rivolta innanzitutto “nei confronti del governo – continua Confesercenti . che sta gravando, con adempimenti inutili e cervellotici, su l’intera categoria con provvedimenti che vanno: dalla fatturazione elettronica, ai registratori di cassa telematici (anche per fatturati di 2 mila euro/anno); dalla rimodulazione dell’indice sintetico di affidabilità fiscale (Isa) irraggiungibile per i gestori, all’introduzione di documenti di trasporto (Das) e modalità di registrazione giornaliera in formato elettronico; dall’invio dei corrispettivi giornalieri in formato elettronico fino al gravame fiscale e contributivo per i gestori che non ricevono, in tempo, da fornitori e agenzia delle entrate i documenti necessari per la loro contabilità”.

Il contrabbando di carburante

C’è poi la questione, affrontata più volte dal Salvagente, della benzina di contrabbando, che “inquina il mercato”. Confesercenti spiega che la protesta è infine rivolta nei confronti “tanto delle compagnie petrolifere quanto di quella miriade di soggetti – molti dei quali operatori border line – diventati titolari di impianti – che fanno strame dei contratti e delle leggi nel più assoluto silenzio della pubblica amministrazione che assiste allo scempio nel più colpevole dei silenzi che realizzano quell’abuso di dipendenza economica cui il gestore è costretto per non soccombere. E come se non bastasse, a tutto questo si somma il rifiuto a rinnovare gli accordi economici ampiamente scaduti negando persino il riconoscimento dei maggiori costi di gestione scaricati in capo ai gestori”.

M5s: “La Blockchain è la risposta”

I deputati del M5s della commissione Attività produttive, hanno risposto impegnandosi a contrastare “i fenomeni di dilagante illegalità che penalizzano chi fa business in maniera corretto e coinvolgono spesso anche la criminalità organizzata“, tramite “l’adozione di strumenti tecnologici, come la blockchain. Un intervento ampiamente sostenuto e previsto dalla risoluzione presentata dal movimento 5 stelle, a prima firma De Toma, che impegna il governo ad applicare processi innovativi nel controllo e tracciamento del carburante in tutte le fasi della filiera e per contrastare la contraffazione, il contrabbando di oli minerali e la forte evasione registrata nel settore”.

L’inchiesta del Salvagente

Al traffico di “Dirty oil”, petrolio sporco, il Salvagente ha dedicato una lunga inchiesta curata da Massimo Solani, nel numero di Marzo 2018, da cui emergeva che nei nostri serbatoi finisce carburante contrabbandato dalle milizie libiche, come ha accertato la Procura di Catania con l’inchiesta “Dirty oil”. Un affare che arricchisce le mafie e danneggia l’erario. E gli automobilisti. Secondo l’Unione petrolifera ogni anno in Italia entrano 3 miliardi di litri in modo fraudolento. Il danno erariale è ingente: quasi 4 miliardi di euro di accise evase.