La vecchia piramide e le nuove trappole del buy and share

L’Autorità ha adottato un provvedimento cautelare nei confronti della società Oobs S.r.l.s. operante nel settore della vendita on line attraverso il sito shoppati.it. In particolare, l’operatore commercializza apparecchiature elettroniche secondo la modalità del c.d. buy and share in base alla quale i consumatori sono invitati ad acquistare i beni ad un prezzo particolarmente scontato, aderendo ad una specifica lista, e poi, per ottenere il bene prescelto, attendere che altri effettuino un analogo acquisto fino alla completa compensazione del prezzo. Il sito era già stato multato dall’Antitrust ad aprile di quest’anno.

Il metodo di vendita è in grado di attrarre un numero sempre crescente di acquisti – in realtà mere prenotazioni – e può funzionare solo in caso di una loro continua e rapida espansione, ossia in presenza di condizioni del tutto particolari e aleatorie che ne evidenziano la natura gravemente scorretta, in grado di ingannare un numero crescente di consumatori e condizionare indebitamente coloro che vi hanno aderito.

Con l’intervento cautelare è stato ordinato all’operatore di sospendere ogni attività diretta all’utilizzo della modalità di vendita subordinata alla successiva adesione di altri consumatori, nonché alla vendita di prodotti presentati come disponibili ma che in realtà non risultano pronti per la consegna

Zuami.it, listapro.it, shopbuy.it, shppami,it e ibalo.it. Sono tanti i siti di e-commerce che adottano lo stesso modello di vendita che somiglia molto di più ad una prenotazione di un bene piuttosto che ad un acquisto. Del nuovo schema Ponzi, così come viene denominato, ci siamo occupati anche noi del Salvagente con un’inchiesta del 2018 in cui raccontavamo proprio il funzionamento di questo modello di vendita che fa sempre più vittime sul web. Pochi mesi dopo, l’Antitrust ha portato a termine i suoi provvedimenti prima con il blocco cautelativo dei siti e poi con le sanzioni. Infine lo schema Ponzi è arrivato in tribunale con il il rinvio a giudizio degli amministratori del sito dueamici.itÂ