Maltrattamenti e condizioni sanitarie degradate, la video inchiesta negli allevamenti di bufala

“Una bufala tutta italiana” è la  nuova inchiesta che Animal Equality ha condotto negli allevamenti di bufala di Campania e nel Nord Italia: il video documenta ciò che si nasconde  dietro la produzione di quella che è considerata  in tutto il mondo una delle “eccellenze” del Made in Italy. L’organizzazione ha raccolto anche le testimonianze di persone che hanno potuto vedere con i propri occhi e denunciare la situazione di questi allevamenti – in cui vengono allevati quasi mezzo milione di bufale e bufalini (Dati Istat 2018) – intervistando personaggi come la giornalista Giulia Innocenzi o l’ex parlamentare Paolo Bernini, che con numerose ispezioni parlamentari ha documentato gli sversamenti illegali di liquami nel Casertano. Alle immagini raccolte da Animal Equality si aggiungono i video concessi da Vier Pfoten International, organizzazione tedesca per la protezione degli animali che ha condotto diverse investigazioni all’interno di allevamenti per la produzione di mozzarella di bufala in Campania (continua dopo il video)

 

Dai video emergono chiaramente:

  • Animali coperti di fango e feci fino alle ginocchia

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  • Bufale coperte di mosche, costrette a vivere di fianco a corpi di animali morti

  • Un cadavere di bufalino maldestramente nascosto sotto paglia e feci

  • Maltrattamenti e condizioni igienico-sanitarie degradate

Inoltre, i nostri investigatori hanno potuto documentare le condizioni fatiscenti dell’allevamento e il trattamento non a norma dal punto di vista veterinario e igienico-sanitario: si vedono infatti operatori non autorizzati che, senza alcune supervisione veterinaria e precauzioni igieniche, somministrano farmaci agli animali. Come se non bastasse, dalle immagini emergono anche le brutalità a cui sono costretti i bufalini maschi, considerati uno scarto da parte di questa industria, che – per questo motivo – li sopprime spesso in maniera illegale, abbandonandoli a morire di fame e di sete dopo averli strappati alla madre.

L’impatto ambientale devastante degli allevamenti

Anche nel caso della mozzarella di bufala parliamo di un prodotto che ha un impatto ambientale molto forte sul territorio circostante, con casi di sversamenti direttamente in laghi e nel mare. Grazie alle immagini dell’ex parlamentare Paolo Bernini infatti, abbiamo potuto documentare sversamenti illegali di liquami nella provincia di Napoli e Caserta, frutto di indagini che ha condotto tra il 2013 e il 2018. Le cronache ancora oggi raccontano di questi smaltimenti, in un territorio già devastato dai rifiuti e dai roghi illegali, ma ulteriormente messo in pericolo da queste pratiche contro la legge. Nel video infatti si vedono veri e propri ruscelli di liquami che finiscono nei campi, nei terreni circostanti, e quindi nella falda. Liquami ovviamente non trattati e quindi dall’alta carica batterica.

Cosa bisogna cambiare: controlli e trasparenza

Controlli inefficaci e mancata tutela dell’ambiente e degli animali sono i due punti che emergono come più urgenti da affrontare, indispensabili per garantire protezione ad animali senzienti e agli abitanti di questi territori devastati. Servono controlli specializzati, serve un aumento dei controlli stessi, che vanno resi più efficaci ed efficienti. Ma soprattutto è fondamentale far conoscere a tutti il vero funzionamento di questa industria, che ancora oggi, per poter produrre la mozzarella di bufala, un prodotto venduto in tutto il mondo come eccellenza del Made in Italy, ma che come dimostra questo video di Animal Equality, nasconde crudeltà, violenze e territori devastati. È questa l’eccellenza italiana?