L’Ema, l’Autorità europea per i farmaci, ha fornito alle aziende farmaceutiche nuove indicazioni per svolgere i test sui farmaci potenzialmente inquinanti dalla nitrosammina NDMA, un’impurità cancerogena, dopo l’ennesimo scandalo che ha coinvolto recentemente i principali farmaci contententi ranitidina, come il Ranidil, Zantac, Buscopan, per contrastare il reflusso gastroesofageo, l’ulcera e l’acidità di stomaco. Parliamo di 197 i farmaci ritirati e 516 quelli per i quali è prescritto il divieto di uso (qui l’elenco gratuito completo) a base di ranitidina che segue lo “scandalo” che nel 2017 ha coinvolto i farmaci a base di sartani e nel giugno scorso alcuni medicinali per il diabete.
Test su tutti i farmaci in commercio nella Ue
Dopo l’ultima allerta l’Ema ha deciso che tutti i farmaci autorizzati al commercio nell’Unione Europea debbano essere testati per l’eventuale presenza di nitrosammine. L’Ema precisa che la richiesta è precauzionale e riguarda tutti i farmaci che contengono principi attivi prodotti da sintesi chimica.
Venerdi poi l’Autorità europea ha diffuso una nota destinata alle aziende farmaceutiche impegnate a svolgere le verifiche analitiche sui farmaci a caccia delle possibili impurità cancerogene e ha indicato per la prima volta “le potenziali fonti di contaminazione da nitrosammine che sono state identificate fino a oggi”. La domanda infatti che è lecito porsi è: da dove possono derivare queste nitrosammine considerando che nel caso dei sartani finì sotto accusa uno stabilimento cinese e nel caso degli antiacidi uno indiano.
Le possibili cause della contaminazione
Le potenziali fonti di impurezze di nitrosamina attualmente identificate sono elencate di seguito:
1. Uso di nitrito di sodio (NaNO2) o altri agenti nitrosanti, in presenza di ammine secondarie, ammine terziarie o sali di ammonio quaternario all’interno della medesima fase o in fasi diverse del processo (se può verificarsi il trasferimento).
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2. Uso di nitrito di sodio (NaNO2) o altri agenti nitrosanti, in combinazione con reagenti, solventi e catalizzatori, che sono suscettibili a degradazione in ammine secondarie o terziarie, all’interno della medesima fase o in fasi diverse del processo (se può verificarsi il trasferimento).
3. Utilizzo di materie prime contaminate nel processo di fabbricazione dell’API (ad esempio solventi, reagenti e catalizzatori).
4. Utilizzo di materiali recuperati (ad es. solventi, reagenti e catalizzatori), inclusa la fase di recupero esternalizzato a terzi che non sono a conoscenza del contenuto dei materiali che stanno processando e dei processi di recupero ordinari effettuati con apparecchiature non dedicate.
5. Utilizzo di materiali di partenza e prodotti intermedi contaminati forniti da venditori che utilizzano processi o materie prime che possono determinare la formazione di nitrosamine.
6. Contaminazioni crociate dovute a processi diversi si svolgono sulla stessa linea e a causa di errori relativi all’operatore come inadeguate separazioni di fase.
7. Processi di degradazione di materie prime, sostanze intermedie e principi attivi, compresi quelli indotti dalla reattività intrinseca in combinazione con residui di nitrito di sodio (NaNO2) o altri agenti nitrosanti. Ciò può potenzialmente verificarsi anche durante la formulazione o lo stoccaggio del prodotto finito.
8. Utilizzo di determinati materiali di imballaggio. La contaminazione da nitrosamine è stata osservata da un titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio in un prodotto finito conservato in blister. Il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio ha ipotizzato che la pellicola protettiva contenente il primer per stampa su nitrocellulosa possa reagire con le ammine nell’inchiostro di stampa per generare nitrosammine, che verrebbero trasferite al prodotto durante il processo di imballaggio in determinate condizioni.