Chissà che faccia hanno fatto o faranno tanti pensionati alla ricezione della missiva che Inps sta spedendo in giro per l’Italia: ” “Gentile Signore – recita il testo riportato da Repubbica – la informiamo che tra l’1 gennaio e il 30 settembre 2019 sono stati pagati 40 euro in più sulla sua pensione (ma la cifra varia da pensionato a pensionato, ndr). In allegato troverà un bollettino Mav che dovrà utilizzare per il pagamento della somma dovuta entro il 18 ottobre 2019. Le ricordiamo che, in caso di mancato pagamento, l’Inps è tenuto per legge a recuperare il credito attraverso l’Agente di riscossione”. Anche se parliamo di cifre non alte, di sicuro l’impatto negativo sull’umore del cittadino c’è eccome, se si considera poi che oltretutto dovrà farsi carico dell’1,50 di commissioni per il bollettino e del fastidio di recarsi alle poste a pagare.
L’Inps sottolinea che la restituzione può essere rateizzata e che recandosi in banca non si pagano le commissioni, ma come è possibile che chieda i soldi indietro? Repubblica lo spiega così: “Quel taglio rappresenta il ricalcolo deciso in manovra dal governo M5S-Lega dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni sopra i 1.522 euro lordi: migliore del 2018, ma peggiore di quello che doveva essere per legge”. L’Inps aveva proceduto al taglio da aprile ma non per tutti. Prendendosi poi in modo retroattivo, con un conguaglio a giugno le somme dei primi tre mesi. L’ adeguamento al carovita era stato ridotto per aiutare a finanziare quota 100.