Il cadmio, una sostanza onnipresente nel nostro ambiente, può portare a rischi per la salute umana, principalmente attraverso il cibo. Al fine di limitare l’esposizione della popolazione, l’Anses ha stabilito un nuovo valore di riferimento tossicologico (TRV) per ingestione e raccomanda di ridurre i livelli di cadmio nei fertilizzanti per limitare l’accumulo del suolo, il trasferimento alle piante e, in definitiva, esposizione dei consumatori al cadmio attraverso gli alimenti.
Cadmio, una sostanza a cui prestare attenzione
Il cadmio è un metallo pesante, particolarmente presente negli ortaggi a foglie larghe, che rappresenta un pericolo serio per la salute umana. La Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, lo ha classificato nel gruppo 1 come cancerogeno certo per l’uomo.
I valori proposti dall’Anses
Il nuovo valore tossicologico di riferimento proposto è una dose orale giornaliera tollerabile di 0,35 microgrammi di cadmio per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Inoltre, viene proposta una concentrazione di 0,5 microgrammi di cadmio per grammo di creatinina nelle urine come concentrazione critica per un adulto di 60 anni, supponendo che l’ingestione sia l’unica fonte di esposizione al cadmio.
D’altra parte, l’Agenzia raccomanda che l’assunzione di cadmio da parte dei fertilizzanti, siano essi fertilizzanti industriali o rifiuti usati per fertilizzare colture come il letame, non superi un flusso di 2 grammi di cadmio per ettaro all’anno. Inoltre, laddove vengono utilizzati fertilizzanti minerali fosfatici, l’Agenzia raccomanda che il loro contenuto di cadmio nel prodotto sia inferiore a 20 milligrammi di cadmio per chilogrammo di pentossido di fosforo (P2O5, il componente principale dei fertilizzanti minerali di fosfato contenenti cadmio).
La proposta Ue
Ridurre la quantità di cadmio nei fertilizzanti è una questione che ha affrontato anche l’Unione europea che lo scorso novembre ha votato una stretta sulla presenza di cadmio nei fertilizzanti fosfatici: da subito la concentrazione massima consentita scende a 60 milligrammi per chilo, per essere ridotti a 40 dopo sei anni e a 20 dopo sedici anni. Le nuove regole hanno inoltre previsto l’uso di un’etichetta volontaria “basso cadmio”, per i prodotti che da subito hanno un contenuto di cadmio inferiore a 20 mg/kg, e favoriscono l’utilizzo di materiali riciclati per la produzione di fertilizzanti.
Il nostro test sulle insalate in busta
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
Nelle 10 insalate in busta che abbiamo portato in laboratorio (vedi numero di aprile 2019) il cadmio è stato il contaminante più ricorrente. In base al Regolamento Ce 488/2014 il cadmio nella lattuga non può superare gli 0,20 milligrammi per chilogrammo. Una soglia sfiorata da alcuni campioni del nostro test: abbiamo trovato valori molto prossimi al limite come 0,16 e 0,15, ma anche in altri campioni le concentrazioni sono superiori allo 0,10.