Il “mugnaio” calabrese che guida la protesta contro Ceta e Ogm: Bellanova chiarisca

Dopo aver letto l’articolo del Salvagente sulle parole di apertura a Ogm e Ceta (Il trattato commerciale tra Canada e Ue), Stefano Caccavari, imprenditore calabrese e fondatore di Mulinum, società che produce farina e derivati da grani antichi, è trasecolato. Ha scritto un post di protesta su facebook che è stato letto da milioni di persone e ri-condiviso quasi quarantamila volte.

Stefano, perché le dichiarazioni di Teresa Bellanova l’hanno fatta infuriare così?
Mi ha fatto arrabbiare che una neoministra, che viene dal mondo della terra, si metta come prima uscita pubblica a parlare di Ogm, di apertura al Ceta, proprio a noi che facciamo una guerra a queste cose.

Lei parla da produttore di grano…
Certo. Con la ratifica del Ceta saremo schiacciati via completamente perché il 97% delle aziende agricole italiane non ha un sito web, lo dicono gli ultimi studi, ergo non è capace a distribuire nemmeno sul territorio nazionale, spesso sono nicchie locali, figurati fare l’export. Un accordo col Canada che dice ‘mandaci il grano canadese trattato col glifosato che ti mandiamo il formaggio buono italiano’ a chi giova?

Non crede che anche per i piccoli produttori potrebbero aprirsi strade nuove?
Non siamo strutturati. I dati del ministero dell’Economia ti dicono che il 95% delle aziende italiane è fatto da 5 dipendenti. Secondo voi hanno un export manager, vanno a una fiera internazionale, sanno compilare i fogli di una dogana? Da sessant’anni non lo fanno, pensate che l’accordo col Canada svegli le coscienze? Oggi il 71% per cento del grano utilizzato in Italia proviene dal Canada, Ucraina, Messico, Cina e altri paesi. La produzione italiana è stata distrutta, annientata, perché troppo costosa per le industrie.

In che modo il Ceta peggiorerebbe la situazione per il grano italiano?
Ne arriverebbe da fuori molto di più, perché non subirebbe dazi doganali, quindi costerebbe ancora meno, in cambio di prodotti italiani che vanno in Canada. Aiutano i colossi alimentari non le aziende agricole. Se fai un accordo con un paese come il Canada che ha una bilancia commerciale enorme verso l’Italia, non stai aiutando nessuno.

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Quali sono le strade alternative per non restare schiacciati nel mercato locale?
Noi vendiamo nel mercato locale e online. Il mio sogno è aprire un mulino in ogni provincia d’Italia (Il suo a San Floro, Catanzaro, è partito grazie a un crowdfunding). Oggi quello che vale è km zero vero, tradizione, grani antichi, e biologico vero, quello certificato. Una serietà aziendale partecipata grazie al web ti dà molta più credibilità. Io sono nei campi e sul web.

Immagino che anche la parte sugli Ogm l’abbia molto fatto arrabbiare…
L’Ogm è una pianta creata in laboratorio, per nulla naturale. Siccome nel mondo agroalimentare fare delle frodi è un gioco da ragazzi, rischiamo che se  arrivano cento quintali di grano Ogm, in realtà ne passano milioni perché nessuno controlla. Il mio timore è mangiare un cornetto con grano Ogm senza esserne informato. Così inquinano il mercato.

Con tutto il seguito che ha avuto il suo appello, come pensa di proseguire la protesta?
Ho chiesto pubblicamente di incontrare il ministro dell’agricoltura, però mi ha risposto un suo collaboratore dicendo che per ora è presa dalla formazione del nuovo partito di Renzi, di cui non sapevo nulla, e che comunque il messaggio le è arrivato e che nel ministero si parla di questo post. Magari ho usato toni forti, ma ho bisogno di un confronto perché non posso accettare che un neo ministro mi parli di Ogm e Ceta quando dovrebbe parlare di valorizzazione di produzione locale, non estera.