Gentile redazione,
volevo porvi una domanda un po’ particolare, che concerne gli alimenti e, da un certo punto di vista, la sicurezza alimentare. Sono una studentessa di dietistica e sto facendo una ricerca per un esame a riguardo. Ho scoperto che in America la legge permette ai produttori di cibi confezionati un margine di errore sul calcolo delle calorie che può arrivare anche al 20%. Suppongo ciò sia dovuto alla naturale variabilità dei lotti di produzione. Ho provato a fare una ricerca sulle leggi nazionali ed europee ma ho trovato solo il documento che regolamenta le etichette nutrizionali ma senza nessun riferimento ai margini di errore relativi ai saggi. Il problema è importante perché se su un prodotto è indicato che per 100 grammi si assumono ad esempio 150 kcal, con un margine di errore del 20% si può arrivare quindi a 180 kcal. Ovviamente in tutto questo il consumatore è ignaro. Buona giornata e buon lavoro.
Luisanna Pani
Cara Luisanna abbiamo chiesto un parere al dottor Dario Vista, biologo nutrizionista, tecnologo alimentare ed esperto in normativa di settore.
Nella Comunità europea vige il Regolamento 1169 del 2011 nel quale non viene disciplinata alcuna deroga sulla tolleranza di errore nei valori nutrizionali. Sugli alimenti soggetti a variabilità nella composizione alcune aziende riportano la data e laboratorio presso cui sono state effettuate le analisi (come ad esempio nelle acque minerali dove è indicata l’Università che ha effettuato le analisi e la data) e periodicamente queste vengono aggiornate. Uno strumento utilizzato in etichetta è la dicitura “soggetto a calo di peso naturale” che mette al sicuro l’industria rispetto alla variazione dei valori nutrizionali.
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