Un altro scandalo che coinvolge Monsanto. I documenti resi noti dal Guardian, rivelano che la multinazionale dei pesticidi ha seguito dal 2015 al 2017 un’elaborata campagna per contrastare le indagini giornalistiche, delle Ong e perfino le opinioni di rockstar sugli affari dell’azienda e sui legami con professori universitari pubblici. A finire nel mirino dell’azienda ora acquisita da Monsanto le cronache di Carey Gillam e il suo libro investigativo sul glifosato.
Non è la prima conferma del gioco sporco della Monsanto ma è pue sempre clamorosa. I documenti mostrano che la Monsanto era preoccupata che “il piano dell’USRTK (Us Right to Know, l’Ong con cui lavora la Carey e che da sempre denuncia i pericoli dei pesticidi e in particolar modo del glifosato) avrà un impatto sull’intero settore”. Ad agitare Monsanto le richieste di documenti pubblici dell’associazione, ritenute con un “potenziale di essere estremamente dannoso”, in un momento in cui si andavano scoprendo i veri pericoli del glifosato, le manovre per nasconderli e si profilava quella che è presto diventata una valanga di cause per danni che oggi ha già portato a 18.400 denunce, e a diverse condanne a risarcimenti milionari. Trascinando la Bayer, ora proprietaria del marchio, in un declassamento clamoroso da parte delle agenzie di rating.
Spiegano da Usktr: “I piani della Monsanto per contrastare il nostro lavoro hanno coinvolto 11 dipendenti, tre impiegati del settore, due società di pubbliche relazioni e molti consulenti esterni. La Monsanto ha anche sviluppato un piano ‘Carey Gillam Book’ con più di 20 azioni dedicate a cercare di screditare le indagini di Gillam sull’erbicida più venduto della Monsanto e il suo libro”.
Non solo. La Monsanto ha trentato anche di intervenire sulla Reuters, l’agenzia internazionale con cui collabora la Carey, perché fosse destinata ad altri servizi, che non riguardassero i pesticidi e il glifosato.
Si chiedono, giustamente dall’Ong che definisce questa come una lotta tra Davide e Golia: “Cosa sta cercando di nascondere la Monsanto? Dal 2015 abbiamo ottenuto centinaia di migliaia di pagine di documenti aziendali e governativi interni tramite richieste di accesso agli atti statali e federali e abbiamo riferito questi risultati, condividendoli con i giornalisti di tutto il mondo, con soli quattro membri dello staff”.
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Ma dai documenti consultati dal Guardian emerge anche la singolare attività contro Neil Young. Il cantante nel 2015 ha pubblicato l’album Monsanto Time, cosa che non è andata giù al big dei pesticidi che ha studiato tutti i pezzi del suo album mettendo in atto una campagna per rispondere e se possibile trascinarlo in tribunale. Almeno in quest’ultimo caso, senza riuscirci.