Eni sponsor degli agricoltori lucani? Aiab: “Poco credibile”

ENI

La notizia dell’accordo stipulato, a livello nazionale prima, in Basilicata, poi, tra Coldiretti ed Eni, rispettivamente la più grande organizzazione professionale agricola e la più grande compagnia petrolifera multinazionale d’Italia, non è passata sotto silenzio. E non ha mancato di provocare polemiche l’accordo che a livello locale prevede un fondo di otto milioni di euro a sostegno dell’agroalimentare della Basilicata e del marchio “Io sono lucano“.

Le più crude vengono dall’Aiab, l’Associazione italiana agricoltura biologica. “Un marchio di garanzia della qualità di produzioni agro alimentari lucane come “Io sono Lucano”, che affida ai petrolieri il ruolo di garanti e di sponsor e agli agricoltori il ruolo di beneficiari di finanziamenti dell’industria petrolifera e di testimonial della proclamata compatibilità tra petrolio e agricoltura è poco credibile” attacca l’associazione. Che prosegue: “Occorre tener presente che l’industria petrolifera è arrivata ad estrarre in Basilicata, circa, l’ottanta per cento della produzione annuale nazionale, di greggio e tale estrazione interessa, considerando le superfici soggette a concessioni di estrazione, permessi di ricerca e nuove istanze di ricerca, oltre la metà del territorio regionale”.
Il problema è evidente secondo l’Aiab: “Le strutture e gli impianti di un tale apparato industriale sono situati in pieno territorio rurale, a stretto contatto con terreni agricoli, fonti e riserve d’acqua, ad uso potabile e irriguo, inevitabilmente sottoposti perciò ad un rilevante rischio di inquinamento”.

E l’associazione di biologico cita un esempio concreto: “Il Centro olio Val d’Agri (Cova) di Eni, per esempio, sorge in contrada Vigne di Viggiano, a due chilometri dalla diga del Pertusillo, invaso capace di contenere oltre cento milioni di metri cubi di acqua destinata ad uso potabile e irriguo, che serve circa trentacinquemila ettari di terreni agricoli tra Puglia e Basilicata. È possibile documentare numerosi casi di inquinamento da idrocarburi, di terreni ed acque ad uso agricolo. Potremmo citare le continue e allarmanti denunce di associazioni e comitati di cittadini/e, per esempio, sull’inquinamento delle acque del Pertusillo o delle polle emergenti dai pascoli di contrada La Rossa di Montemurro, coltivati in maniera biologica o dei pozzi freatici una volta destinati ad abbeverare gli animali in agro di Corleto Perticara“.