Quasi 500mila italiani ogni anno tornano dai viaggi con un ‘souvenir’ poco gradito, un’infezione resistente. Lo indicano gli esperti del Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica (Gisa). I dati dicono che il rischio è particolarmente elevato negli under 30 che viaggiano più a lungo e, soprattutto, si spingono negli angoli più remoti del mondo, dove la probabilità di incontrare batteri resistenti è maggiore.
Come riporta l’Ansa, Francesco Menichetti, presidente del Gisa e docente di Malattie infettive all’Università di Pisa, spiega: “I dati più recenti a disposizione indicano che circa il 25% dei viaggiatori di rientro da mete esotiche è colonizzato da germi resistenti agli antibiotici: succede soprattutto ai 20-30enni che viaggiano di più, più a lungo e spostandosi anche in zone disagevoli e in aree più a rischio di ‘brutti incontri'”
Le mete più interessante
“I batteri resistenti – prosegue – possono essere incontrati spesso durante vacanze in aree come Sudest Asiatico, Africa, Sudamerica e in tutte le nazioni a basso-medio reddito; al rientro costituiscono un rischio sia per il viaggiatore stesso sia per la sua comunità . Se si viene colonizzati da questi germi, infatti, si possono sviluppare malattie come infezioni urinarie o respiratorie, ma soprattutto si può essere un serbatoio di batteri per persone più fragili, come anziani o soggetti con patologie debilitanti”.