Così la lobby dell’agrochimica è riuscita ad influenzare i voti dell’Ue

PESTICIDI

La ong Pesticide Action Network è riuscita ad ottenere – dopo una battaglia legale durata due anni – 600 documenti che dimostrano come la lobby dell’industria chimica dei pesticidi sia riuscita a manovrare i voti europei in maniera favorevole ai loro interessi. Non è una novità, purtroppo: non molto tempo fa avevamo scritto una storia simile riguardo al voto sul biossido di titanio.

I documenti resi noti dal Pan mostrano come i massimi funzionari sanitari europei abbiano cercato di proteggere gli interessi dell’industria agrochimica dalle norme che definiscono i criteri per identificare i pesticidi interferenti endocrini. Il regolamento in questione mira adassicurare un elevato livello di protezione della salute umana e animale e dell’ambiente, garantendo che le sostanze o i prodotti immessi sul mercato “non abbiano alcun effetto nocivo sulla salute umana o animale o alcun effetto inaccettabile sull’ambiente, e migliorare il funzionamento del mercato interno stimolando nel contempo la produzione agricola”.

Ma i documenti interni dimostrano che la Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare ha collaborato all’indebolimento del protocollo che identifica i pesticidi sospetti. Come? Ad esempio introducendo nell’analisi fattori non scientifici, come la redditività dell’agricoltura e producendo valutazioni  che addirittura minimizzavano l’impatto sulla salute di tali sostanze.

La documentazione, resa pubblica sotto il mandato della Corte di Giustizia Europea, mostra una vera e propria lotta intestina fra i funzionari della Commissione per definire gli standard identificativi per gli interferenti endocrini. Hans Muilerman, coordinatore della politica in materia di pesticidi e di sostanze chimiche della Pan, ha dichiarato: «Quello che mi ha sconvolto è stato l’atteggiamento di alcuni funzionari: come possono costoro cercare di trasformare una legge volta a proteggere le persone in qualcosa di totalmente contrario a nome delle industrie che causano gravi malattie?».