Nelle allergie alimentari l’immunoterapia è inefficace

L’immunoterapia orale nei bambini allergici agli arachidi comporta più rischi che benefici. A dirlo uno studio di revisione condotto in 5 centri internazionali, per l’Europa dal Bambino Gesù di Roma. In pratica, questa ricerca ha concluso che la somministrazione ripetuta nel tempo di quantità crescenti dell’allergene, fino ad arrivare a dosi di mantenimento – è proprio questa l’immunoterapia – provoca anafilassi.

Quella agli arachidi è un’allergia molto comune nei bambin: la metà degli episodi di anafilassi grave è dovuta all’allergia alle arachidi. Dura spesso tutta la vita e si associa frequentemente ad altre allergie alimentari. I ricercatori hanno confrontato i risultati di 12 indagini cliniche sull’immunoterapia orale per l’arachide (per un totale di oltre 1.000 pazienti coinvolti) scoprendo che i bambini sottoposti a desensibilizzazione avevano avuto il triplo degli episodi di anafilassi rispetto al gruppo che evitava l’allergene senza trattamenti o a cui era stato somministrato un placebo.

L’obiettivo dell’immunoterapia è innalzare la soglia di tolleranza, ridurre il rischio di reazioni gravi in caso di contatto involontario e migliorare la qualità di vita. Un obiettico che lo studio di revisione pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet sembra mettere in discussione.  “Con il nostro studio di revisione abbiamo evidenziato che l’immunoterapia orale comporta più rischi che benefici ai bambini con allergia alimentare. La metanalisi ha riguardato nello specifico l’arachide, ma la conclusione è verosimilmente applicabile a tutti gli altri allergeni alimentari”, sottolinea Alessandro Fiocchi, responsabile del reparto di Allergologia del Bambino Gesù.

“La maggiore incidenza di reazioni gravi, come l’anafilassi, dipende da diversi fattori. Innanzitutto gli allergeni alimentari innescano risposte infiammatorie più violente rispetto a quelli respiratori. Ci sono poi molte variabili, come ad esempio un raffreddore, uno stato d’ansia, una intensa attività fisica, che influenzano il modo in cui il corpo interagisce con la terapia. In questi casi i livelli di protezione raggiunti con la desensibilizzazione possono abbassarsi e la somministrazione di dosi di allergene prima ben tollerate può scatenare una reazione avversa”. Alcune allergie alimentari, come quelle al latte e all’uovo, nel 90-95% dei casi si risolvono spontaneamente entro i 10 anni. La frutta a guscio (noci, nocciole), le arachidi e il pesce sono, invece, allergeni più aggressivi e, salvo poche eccezioni, chi è allergico a questi alimenti rimarrà tale per tutta la vita. Alla luce dei risultati della revisione, ad oggi la soluzione più sicura per gli allergici alimentari torna ad essere la prudenza nell’evitare il contatto con il cibo ‘incriminato’. Sul fronte dei farmaci biologici, un recente studio del Bambino Gesù ha documentato che i bambini trattati con anticorpi anti-IgE per l’asma grave migliorano in modo sensibile anche la loro tolleranza agli alimenti allergizzanti.