Protesi al seno testurizzate, primo decesso in Italia (e gli Usa non le vietano)

La Francia ha deciso di vietarle il mese scorso; negli Usa la Food and drug administration ha, invece, concluso che non ci sono evidenze sufficienti per bandirle. Al centro l’Italia che continua a prendere tempo: il ministro della Salute ha dichiarato proprio alcuni giorni fa di essere in attesa di un parere del Consiglio superiore di sanità. Stiamo parlando delle protesi al seno testurizzate che secondo alcuni studi sono legate ad un tipo di tumore estremamente raro. Della vicenda si occuperà anche la puntata di questa sera della trasmissione tv Report aggiornando l’inchiesta andata in onda lo scorso 26 marzo. La novità  è che in Italia si è registrato il primo decesso di una donna per linfoma anaplastico a grandi cellule associato ad alcuni tipi di protesi al seno. La paziente era in cura al Policlinico Umberto I di Roma. Secondo fonti mediche, verificate da Report, la donna a ottobre era stata sottoposta a un intervento di rimozione delle protesi ma la malattia era già in stato molto avanzato e, nonostante le terapie, ha portato in poche settimane al decesso. L’impianto risaliva a 12 anni fa. Del caso, come verificato da Report, i medici del Policlinico Umberto I hanno informato il ministero della Salute.

Il linfoma anaplastico è lo stesso tipo di tumore di cui si sono ammalate alcune donne francesi e americane con la differenza che nel primo caso il governo è corso subito ai ripari correlando il decesso con l’impianto mentre negli Usa, la Fda “non crede che, sulla base dei dati e delle informazioni disponibili, questi dispositivi soddisfino gli standard legali per essere banditi”.

L’agenzia Usa è arrivata alla conclusione dopo una serie di audizioni di esperti e pazienti, da cui sono emersi comunque diversi effetti collaterali delle protesi che verranno monitorati in futuro. Per quanto riguarda il legame con il cancro però l’Fda sottolinea nel documento che “la maggior parte delle donne che ha sviluppato un tumore correlato all’impianto aveva protesi testurizzate, ma ci sono stati casi in cui le pazienti avevano protesi lisce. In molti casi inoltre non è stato possibile risalire a che tipo di protesi era stata usata”.