Meno dell’1% di pesci certificati dai produttori come sostenibili con il marchio Msc, Marine Stewardship Council, erano etichettati in modo errato.
Una bella notizia quella divulgata dallo stesso certificatore, soprattutto se si considera che la media degli “scorretti” nel settore ittico si aggira intorno al 30%.
1.400 i prodotti che hanno subito le analisi del Dna con l’ausilio dei laboratori scozzesi della rete Trace Wildlife Forensics e Science and Advice dietro incarico della Ong internazionale che definisce lo standard per la pesca sostenibile in tutto il mondo e concede la sua etichetta blu ai prodotti ottenuti secondo standard precisi. Più di 300 pescherecci in oltre 34 paesi sono certificati secondo queste regole e oltre 35.000 prodotti ittici del mondo ne portano l’etichetta.
Tra i pochi prodotti scovati da Msc con etichetta sbagliata sono stati trovati prodotti confezionati freschi, surgelati e nei ristoranti, e gli errori di etichettatura hanno interessato soprattutto i pesci bianchi (merluzzo, nasello, hoki).
Cosa significa il marchio Msc
La certificazione internazionale Msc è stata adottata nel 1999 dall’omonima organizzazione no profit. L’obiettivo dello standard è di salvaguardare l’ambiente marino attraverso uno sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche. Il campo di applicazione della certificazione è esteso a tutta la filiera ittica. Lo standard è rilasciato da organismi di certificazione indipendenti. Non tutti però pensano siano sufficienti. Un rapporto firmato dal Wwf ha sollevato dubbi sull’accuratezza e l’affidabilità di tutti i processi per ottenere questa certificazione. In particolare, alcune tecniche di pesca ammesse dal programma Msc non sono ritenute sostenibili per la popolazione marina.