“Come si fa a escludere l’effetto combinato di più molecole sulla salute umana? Parliamo di rischi che non possiamo sottovalutare”. Patrizia Gentilini, medico oncologo ed ematologo, fa parte del comitato scientifico dell’Isde-Medici per l’ambiente Italia e segue le ricerche in corso per valutare l’effetto cocktail, il mix tox come lo chiama la stessa Efsa, ovvero come la copresenza di residui fitosanitari, le diverse molecole presenti in un certo alimento, possa interferire sull’organismo umano. L’effetto sommatoria non è ancora quantificato – a giugno l’Autorità per la sicurezza alimentare pubblicherà i primi due report – e le aziende non sembrano al momento preoccuparsene molto.
Il quadro emerso dalle nostre analisi – pubblicate nel nuovo numero in edicola – mostra una presenza multiresiduale molto diffusa: su 13 farine solo 2 non presentavano tracce di pesticidi, mentre in ben 5 farine abbiamo trovato contemporaneamente 3 residui, in 4 era rimasta la “traccia” di 4 trattamenti e in un prodotto ben 5 molecole. Tutte concentrazioni ben al di sotto dei limiti di legge e quindi le farine risultano conformi alla normativa. Le aziende ci hanno risposto in coro che con concentrazioni così basse non può esistere alcun problema per la salute umana.
“Interferenti endocrini più pericolosi a basse dosi”
Dobbiamo essere tranquilli anche per il cosiddetto effetto cocktail? “Gli effetti tossici di mix di basse dosi di pesticidi sulla salute umana non sono del tutto conosciuti – ci spiega la dottoressa Gentilini – e nella comunità scientifica aumentano le perplessità circa la loro sicurezza. Ad esempio per i pesticidi che agiscono come ‘interferenti endocrini’, quali il glifosato e il clorpirifos, non ci sono livelli di sicurezza, anzi le dosi elevate possono essere meno pericolose di quelle più basse. Da una ricerca del 2009 pubblica su Endocrine Reviews è emerso che alcuni interferenti endocrini hanno tossicità maggiore a basse concentrazioni che decresce man mano che le quantità aumentano”.
Non solo, il clorpirifos, più volte rintracciato nei nostri test, dovrebbe essere totalmente bandito, come raccomandato da un recente studio pubblicato su Plos Medicine nell’ottobre 2018 perché a nessuna dose può essere considerato sicuro per il neurosviluppo, visto che i risultati delle indagini commissionate dall’industria per la sua commercializzazione, sono risultati francamente distorti e falsamente rassicuranti. La comunità scientifica ha cominciato anche a studiare gli effetti del singolo pesticida tenendo conto della potenziale azione sinergica nel multiresiduo, scoprendo ad esempio, che non tutte le “miscele” di pesticidi producono gli stessi effetti ma questi possono cambiare a seconda dell’organo che colpiscono. In Francia dal 2013 è partito Pericles un programma di ricerca per valutare gli effetti sulla salute di 79 residui di pesticidi in 7 diverse miscele (da 2 a 6 composti) presenti abitualmente nella dieta dei cittadini. “I primi risultati – aggiunge l’esperta Isde – mostrano come diverse funzioni cellulari vengono compromesse da questi cocktail con effetti che non possono essere previsti sulla base dell’azione della singola sostanza”.
“Piccole e ripetute dosi giornaliere”
Uno studio pubblicato a giugno 2018 negli Usa dal National center for biotechnology information ha affrontato il tema del rischio sommatoria pur se i singoli pesticidi sono al di sotto dei limiti di legge. La ricerca, ci spiega la dottoressa Gentilini, ha testato sperimentalmente su cavie l’azione di sei pesticidi (thiacloprid, clorpirifos, boscalid, captan, thiofanate, ziram) comunemente presenti nella dieta, in particolare rintracciati nelle mele: anche nel nostro test pubblicato lo scorso numero abbiamo rinvenuto molecole simili nelle 22 mele analizzate. Come si è svolta la ricerca Usa?
Le sostanze fitosanitarie erano presenti nel cibo somministrato agli animali in dosi equivalenti a quelle umane considerate non tossiche. Le cavie che hanno ricevuto le piccole e ripetute dosi quotidiane di pesticidi (in modo quindi del tutto sovrapponibile a quella che è l’esposizione umana) hanno presentato, rispetto al gruppo di controllo profonde alterazioni metaboliche, in particolare fegato grasso, tendenza all’obesità, intolleranza al glucosio con effetto diabetogeno, alterazione del microbiota intestinale, con differenze di genere perché gli effetti erano più evidenti nei maschi.
Possiamo dirci al riparo dall’effetto cocktail, dunque, con i nostri cibi quando le dosi sono abbondantemente sotto i limiti di legge?
“Assolutamente no – conclude la Gentilini – anche perché queste valutazioni si basano sul solo principio attivo, tralasciando l’azione di tutte le altre molecole presenti come coadiuvanti e che rendono il prodotto finale più tossico del solo principio attivo e poi perché oltre al rischio legato all’alimentazione si aggiungono quelli provenienti da tutte le altre fonti cui siamo quotidianamente esposti”.
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