Tra i possibili effetti collaterali della chirurgia al seno c’è quello di sviluppare un tipo di linfoma non Hodgkin, il Bia-Alcl, associato agli impianti, ma spesso le pazienti non ne sono a conoscenza. Per questo i chirurghi inglese, riuniti al London Breast meeting, hanno dato raccomandazione ai colleghi di garantire che le donne vengano adeguatamente avvertite. Come riporta lo Sportello dei diritti, centinaia di specialisti del seno di tutto il mondo si sono incontrati al Royal College of Physicians per la conferenza di quattro giorni di quest’autunno, in cui gli esperti hanno spiegato che le donne cui vengono impiantate protesi mammarie non sempre vengono informate del rischio di sviluppare un particolare tipo di tumore chiamato Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule (ALCL dall’inglese Anaplastic Large Cell Lymphoma).
1 su 28mila
Il comitato britannico delle agenzie di regolamentazione dei prodotti sanitari (MHRA) ha rilasciato una dichiarazione congiunta con alcune delle principali associazioni di chirurghi del Regno Unito a luglio, consigliando che è “essenziale” che tutti i pazienti che considerano una protesi mammaria per scopi ricostruttivi o cosmetici siano pienamente consapevoli dei potenziali rischi chirurgici. Si stima che il rischio stimato attuale nel Regno Unito sia di circa 1 su 28.000. Il dibattito al London Breast Meeting ha evidenziato l’importanza di maggiori investimenti nell’istruzione, in modo da poter fare di più per identificare i casi di BIA-ALCL, meglio attrezzare i patologi per sostenere questa missione e capire meglio lo stato della malattia in tutto il Regno Unito e il resto del mondo.
La situazione in Italia?
Un problema che quindi, per Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” è stato, purtroppo, sottovalutato e a cui è dato poco spazio pubblico anche nel Nostro Paese. Anche se si legge, infatti, sulla pagina del sito istituzionale del dicastero dedicata al Linfoma Anaplastico a Grandi Cellule (ALCL) che: “In Italia un significativo incremento dei casi diagnosticati è stato registrato dopo l’emanazione della Circolare n. 0011758 dell’11/03/2015 che aveva come obiettivo quello di sensibilizzare tutti gli operatori sanitari del settore a porre una corretta diagnosi di ALCL in presenza di sintomatologia sospetta”. Nella stessa circolare sono contenute tutte le indicazioni per consentire agli operatori sanitari la segnalazione al Ministero della Salute dei nuovi casi di BIA-ALCL diagnosticati. Si rammenta l’obbligatorietà della segnalazione ai sensi degli articoli 9 e 23 del Decreto Legislativo 46/97. Da uno studio retrospettivo effettuato sui casi italiani è stato possibile stimare una incidenza del BIA-ALCL in Italia di 2.8 casi su 100.000 pazienti a rischio nel 2015. L’insorgenza dei sintomi varia da 1 a 22 anni dalla data dell’impianto, con un tempo medio di 6,8 anni. Il tempo medio alla diagnosi è stato valutato di 7.8 anni dalla comparsa dei primi sintomi (consulta Campanale, Boldrini, Marletta. 22 casi di ALCL associato ad impianto mammario: consapevolezza e risultati del monitoraggio da parte del Ministero della Salute italiano). Sono circa 49.000 le protesi mammarie impiantate ogni anno in Italia.