24 milioni di ettari di foresta pluviale, poco meno della superficie dell’intero Regno Unito, secondo i dati ufficiali del Governo indonesiano, corrispondono all’area rasa al suolo tra il 1990 e il 2015. Il nuovo rapporto di Greenpeace “Final countdown” rivela che dalla fine del 2015 altri 130mila ettari di foresta pluviale sono stati distrutti, il 40% dei quali in Papua, una delle regioni più ricche di biodiversità del Pianeta. Nonostante gli impegni sbandierati delle multinazionali dell’olio di palma, a quanto risulta dal dossier di Greenpeace, la verità è ben più amara. Il rapporto “Final countdown” rivela come venticinque importanti produttori di olio di palma siano responsabili non solo di deforestazione, ampliamento illegale delle proprie piantagioni e incendi, ma anche di sfruttamento dei lavoratori.
Colgate e non solo
Colgate-Palmolive, General Mills, Hershey, Kellogg’s, Kraft Heinz, L’Oréal, Mars, Mondelez, Nestlé, PepsiCo, Reckitt Benckiser e Unilever hanno acquistato olio di palma da almeno venti di questi produttori. Nel 2013, Greenpeace International aveva rivelato che Wilmar, il più grande operatore mondiale di olio di palma, e i suoi fornitori erano responsabili della deforestazione, degli incendi nelle torbiere e della massiccia distruzione dell’habitat della tigre di Sumatra. Alla fine di quell’anno, la multinazionale aveva annunciato una ambiziosa politica di “no-deforestazione, no-distruzione delle torbiere e no-sfruttamento dei lavoratori”. Ma, come si legge nel nuovo rapporto, Wilmar continua ad acquistare olio di palma da fornitori che distruggono le foreste, ed espropriando la terra alle comunità locali.
Animali a rischio
inoltre, sono 193 le specie in grave pericolo di estinzione, minacciate e vulnerabili a causa dalla produzione indiscriminata di olio di palma. “In soli 16 anni abbiamo perso la metà degli oranghi del Borneo e più di tre quarti del parco nazionale di Tesso Nilo, che ospita tigri, oranghi ed elefanti, è stato trasformato in piantagioni illegali di palme da olio” spiega Greenpeace, che conclude: “Per queste ragioni chiediamo nuovamente alle aziende di rispettare e far rispettare ai propri fornitori gli impegni presi entro il 2020 per fermare la distruzione delle foreste indonesiane prima che sia troppo tardi. Non si può più aspettare”. basta cliccare qui per firmare la petizione.