L’extravergine di oliva è da sempre un vanto della produzione nazionale, in particolare della produzione di eccellenza che vede nelle piccole e medie imprese agricole orgogliose trasformatorici di olive in oro verde. L’ulivo ed i suoi frutti destinatari di attenzioni non paragonabili ad alcun altro paese al mondo solo ed esclusivamente per rispondere a quell’orgoglio con l’esserne il produttore, il creatore, di poter far degustare il frutto del proprio lavoro, di poterne vivere.
Olio Italico? Confusione e inganno
Definire Italico un’olio mix di oli, forse solo comunitari, forse anche extracomunitari, colpisce proprio chi con maggior orgoglio ha voluto conservare la tradizione nell’innovazione; è innegabile che la parola Italico riporti la mente, dei più, ad un’immagine rurale dell’Italia di fine Ottocento e primi del Novecento, l’immagine legata ad un’Italia nascente frutto dell’unione di più Stati certamente tutti Italici, non Hispanici, non Ellenici, non Berberi. Allora ci si chiede: perché mai definire Italico un olio che italico non è?
Quali interessi dietro questa scelta? Gli interessi dei consumatori sicuramente no, si va ad accrescere una confusione che è già alta di suo, già oggi capire che la maggior parte degli oli definiti extravergine di oliva sono trattati in modo tale che non abbiano la tipicità della vera spremuta di olive, fatta di sfumature amare e di leggeri pizzicori tali da poterci permettere di avere in casa più oli e abbinarli, esattamente come si fa con i vini, alle diverse pietanze in preparazione e degustazione. Al contrario si è voluti dare un sapore neutro, intendiamoci bene, con questo non affermiamo sia olio cattivo o dannoso, ma è un olio che come dice bene il mio amico Gennaro Sicolo, unge.
La posizione di Coldiretti e l’effetto boomerang
Quello che più di ogni altra cosa mi ha stupito è che sia proprio Coldiretti a supportare la proposta, gli stessi animatori dei mercati di Campagna Amica. Sono mercati in cui siamo stati anche nel corso del progetto Agricercando, mercati all’interno dei quali troviamo produttori altrettanto orgogliosi del proprio lavoro delle proprie esposizioni; produttori a cui ci rivolgiamo con fiducia proprio perché sappiamo che li troviamo la stagionalità, la genuinità, l’orgoglio di essere agricoltori. Ed oggi poi…. Tanto rumore per vedere che Coldiretti è rimasta sola, tutti i partner annuncianti il progetto dell’olio Italico si sono sfilati, anzi hanno dichiarato che un conto è l’accordo di filiera che stabilizza il prezzo e prevede un impegno per 10 milioni di kg di olio extravergine d’oliva italiano, un conto è l’immaginazione di un blend che si chiami Italico e che a questo punto sembra proprio frutto di Coldiretti.
Lavorando con l’immaginazione, vogliamo ritenere che tante aziende agricole aderenti Coldiretti stiano prendendo le distanze dall’organizzazione, visto che loro producono senza bisogno di dover vendere mix di produzione propria con altra estera, loro hanno la propria e ci tengono a tenerla così com’è. Non pensa Coldiretti che l’invenzione dell’Italico ora possa mettere in dubbio anche le nostre stesse convinzioni di consumatori, che l’Italico sia poi un boomerang che possa colpire anche dove colpe non ce ne sono e si lavora con orgoglio?
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Bene Monini che prende le distanze
Voglio invece ringraziare Zefferino Monini, dal cognome tutti capiranno di chi stiamo parlando, ma forse non tutti sanno che è anche il Vice Presidente di Federolio, la federazione che raggruppa i maggiori industriali italiani dell’olio e che era stata data da Coldiretti come d’accordo sull’olio Italico. Una dichiarazione di Monini, dicevo, ha il pregio di far luce sulla suggestione di Coldiretti prendendo le distanze dall’invenzione dell’Italico. Leggete voi stessi che dice Monini, spacciato per essere uno dei promotori dell’affaire Italico: “Monini Spa prende le distanze dalle dichiarazioni diffuse negli ultimi giorni in merito alla proposta di un blend di olio denominato ‘Italico'”.
Ripensateci per il bene del made in Italy
Ci permettiamo allora di suggerite a Coldiretti, ripensateci; da associazione per la difesa dei diritti dei consumatori diciamo ripensateci! Non entriamo nel merito dell’accordo di filiera, fate tutti gli accordi che volete ma lasciate al consumatore il diritto di una scelta consapevole nella trasparenza del messaggio che indubbiamente parte anche il nome. Volete dare un nume suggestivo? Ve ne suggeriamo uno, Olio extravergine dei popoli, così sappiamo che possiamo trovarci qualsiasi olio, spagnolo, greco, tunisino, marocchino, non importa; sicuramente non sarà dannoso, forse con una parte di olio italiano, ma saremo ancora liberi di scegliere i nostri oli, di essere vicini ai nostri produttori, di avere un Italico 100% Italiano. Ecco facciamolo l’Italico, che sia sinonimo di un 100% italiano prodotto con metodo tradizionale e che sia utile ad avvicinare sempre di più i consumatori ai nostri frantoi.