Valfrutta, Granarolo, Cirio & Co: “Sulle nostre etichette sempre l’origine”

ETICHETTA DIGITALE

“Le cooperative agricole che indicavano l’origine italiana della materia prima sui loro prodotti in maniera volontaria ancor prima della emanazione dei decreti ministeriali, continueranno a rispettare le disposizioni nazionali sull’origine, per valorizzare il prodotto dei loro soci e per rispondere alle esigenze di trasparenza dei consumatori”. Così il presidente dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri commenta l’approvazione del Regolamento europeo sull’indicazione in etichetta dell’origine dell’ingrediente principale degli alimenti, che da esecuzione all’art. 26 (paragrafo 2.a e 3) del Regolamento 1169/2011. Una presa di posizione importante visto che l’Alleanza rappresenta marchi di peso del made in Italy, tra gli altri, Valfrutta, Cirio, Orogel, Granarolo, Yomo, Pomì, Consorzio Virgilio (grana padano) e Soresina.

Cosa prevede la norma europea

Cosa prevede la norma? I produttori – dal primo apriel 2020 – saranno obbligati a fornire in etichetta le informazioni sull’origine, solo quando il luogo di provenienza dell’alimento è indicato – o anche semplicemente evocato – in etichetta e non è lo stesso di quello del suo ingrediente primario. Ad esempio: se un pacco di pasta lavorata in Italia riporta il tricolore (o evoca attraverso altri segni o simboli, l’italianità) dovrà indicare se l’origine del grano è estera, se cioè “l’ingrediente prevalente”  proviene da altro paese. Così come un salume dovrà specificare l’origine della carne suina proviene dalla Germania o dalla Polonia e sulla confezione si fa riferimento con “segni, simboli” all’italianità del prodotto. Di sicuro un passo indietro per le normative italiane appena approvate su pasta, riso, latte (come prodotto e come ingrediente) e prodotti del pomodoro: oggi ad esempio su una confezione di spaghetti è sempre obbligatorio inserire l’indicazione della provenienza del grano, a prescindere se sul campo visuale principale dell’etichetta venga o meno indicato o evocato un paese.

“Norme italiane vengano rifatte con urgenza”

“In tema di indicazione obbligatoria dell’origine della materia prima – ha aggiunto  Mercuri in una nota –  l’Europa ha approvato un regolamento esecutivo unico, valido per tutti i produttori europei, disciplinando nel dettaglio i singoli casi in cui è obbligatorio indicare il paese d’origine. I quattro decreti italiani sull’etichettatura d’origine di latte e formaggi, pasta, riso e derivati del pomodoro prevedono che, con l’entrata in vigore del Regolamento esecutivo, decadano e, quindi, perdano di efficacia. Sarebbe opportuno che le normative nazionali vengano rifatte con urgenza, al fine di portare a termine la fase di sperimentazione di due anni prevista dalla normativa italiana sull’origine”.

L’auspicio dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari è che “le aziende che operano in Italia continuino ad indicare il paese d’origine, attenendosi alle normative nazionali, a prescindere dall’entrata in vigore del Regolamento. In tal modo i consumatori potranno continuare ad avere maggiori informazioni in etichetta, in linea con la crescente attenzione e esigenza di rassicurazione sull’origine della materia prima”.