Quei rischi sottovalutati dell’amianto nascosto nelle tubature italiane

Nel numero in edicola del Salvagente, il servizio sull’amianto e i pericoli del rubinetto di casa. Lo trovate in edizione digitale qui

Dal 1992 l’amianto è vietato in Italia, dopo anni di uso massiccio. Dell’esposizione datata e degli effetti dell’inalazione, soprattutto il mesotelioma, si è parlato molto. Poco o niente si dice invece della sua presenza nelle tubature che portano l’acqua nelle case. Che ce ne sia non c’è dubbio: 80mila chilometri di tubature lo contengono in tutta Italia. Che possa essere pericoloso anche se ingerito è un altro aspetto chiaro.
Dopo numerosissimi studi scientifici internazionali, anche la Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha concluso: “Inalazione e ingestione sono vie primarie di esposizione all’amianto”, diversamente dal contatto, considerato una strada secondaria. Le ricerche hanno infatti rilevato che fibre di amianto sono state rintracciate nel fegato, assorbite dopo essere state ingerite tramite l’acqua attraverso tubature realizzate in cemento amianto.Ciò che invece non è chiaro, oggi, è la quantità di fibre pericolose per la salute delle persone. L’unico riferimento è quello stabilito dall’Epa (Enviromental protection agency) in 7 milioni di fibre per litro, un numero sul quale molti ricercatori pongono diverse obiezioni. A metterle in fila, a fine gennaio, “Amianto, altre neoplasie oltre al mesotelioma”, un congresso a Bologna che ha fatto il punto della ricerca scientifica, L’organizzatore del congresso, Giovanni Brandi, professore associato di Oncologia medica all’Università di Bologna, presso il Policlinico Sant’Orsola, intervistato dal Salvagente nel servizio che potete trovare nel numero in edicola, chiede più studi e più velocità della politica nella prevenzioni di rischi futuri.

Il triste primato in Europa

Non che manchino obblighi concreti. La risoluzione del 14 marzo 2013 del Parlamento europeo ha previsto programmi di rimozione dell’amianto, stabilendo la data del 2023 perché venga rimosso completamente dall’Unione europea. L’unico Stato ad aver adottato un programma, il cui costo è stimato a circa 10 miliardi di euro fino al 2030? La Polonia con un calendario definito e un finanziamento che si compone di risorse miste pubbliche (Stato, programmi della Ue).
Anche il Comitato economico e sociale europeo, a luglio del 2014, aveva chiesto la rimozione completa di tutto l’amianto utilizzato e di tutti i prodotti contenenti amianto, considerandolo un obiettivo prioritario per l’Unione europea.
Tutto questo mentre l’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, valuta che l’amianto causi quasi 15mila morti l’anno in Europa, con Italia e Gran Bretagna in cima alla triste classifica dei paesi più colpiti.