La filiera sporca non è solo una triste consuetudine italiana. Certo, siamo abituati a indagare sulle condizioni dei braccianti sfruttati, sottopagati e ricattati dai caporali nei campi del Meridione della Penisola ma purtroppo il fenomeno non si ferma lì. Le serre coltivate a cetrioli, pomodori, peperoni e altre verdure nella regione spagnola di Almeria sono molto simili.
A denunciarlo un’inchiesta della tv “Srf Kassensturz” che ha svelato una condizione del lavoro indecente, con salari minimi non sono soddisfatti, e lavoratori che non hanno nemmeno accesso alle strutture sanitarie.
Srf non si è fermata all’inchiesta sui campi, ma è andata anche da produttori, grossisti e grandi marchi della distribuzione. Come Migros e Coop che di fronte al reportage e alle prove inoppugnabili hanno reagito con stupore confessando che queste condizioni sono “inaccettabili”.
8 ore al giorno, senza contratto e con salario sotto il minimo
“Lavoro 8 ore al giorno, per 32 euro.” Abdu Rajaman Diop, uno dei braccianti intervistati, è venuto dal Senegal come rifugiato nella regione di Almeria dieci anni fa. Senza documenti oggi lavora, inviando soldi a casa ogni mese. È ovviamente senza un contratto di lavoro fisso e senza regolari sussidi sociali. Non può neppure tornare in patria, dato che non ha documenti.
Come Abdu, raccontano nell’inchiesta i giornalisti di Srf, la maggior parte delle persone lavora nelle serre di Almeria. In realtà , l’industria ha concordato un salario minimo di 46 euro. Ma i lavoratori guadagnano in media solo tra 32 e 38 euro al giorno, afferma José Garcia Cueva del sindacato locale SOC. Significativamente meno di quanto richiesto dalla legge.
Coop svizzera e Migros: “stupefatti”
Quanto i suoi colleghi che lavorano nei campi di pomodori pugliesi e in quelli di arance siciliane che erano state portate alla luce da Filiera Sporca, la campagna di Terra, e Da Sud che il Salvagente aveva raccontato ampiamente.
Le serre in Almeria non sono nuove a scandali del genere, già in passato sono state considerate problematiche, tanto che i principali distributori, guidati da Migros e Coop in Svizzera, avevano chiesto ai loro fornitori che rispettassero gli standard sociali minimi. E si dicono attoniti sulle nuove indagini di “Kassensturz”.