“Fatte per sprecare”: il nostro test sulle creme viso e corpo

Da meno dell’1% a oltre il 25%. Tradotto in soldoni: da 20 centesimi a 5 euro che rimangono nella confezione. E, mettetevi l’anima in pace, si tratta di un residuo che neppure con la buona volontà riuscirete a togliere dal flacone, se è in vetro.

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È il risultato del test che il Salvagente pubblica nel numero in edicola questo mese, effettuato su creme cosmetiche per il corpo o per il viso. Fatte per essere sprecate, questo il titolo del servizio. Che fa il punto su questa sorta di obsolescenza programmata che era stata già denunciata da un lavoro svizzero e che abbiamo confermato, numeri alla mano.

Ovviamente siamo andati a chiedere  spiegazioni alle aziende che nel test sono risultate con la maggior quantità di residuo.

L’Oréal: difficile equilibrio tra spreco e packaging

L’Oréal, che commercializza il siero anti-età Revitalift Laser X3 e il Vichy Mineral 89, ci scrive: “Il packaging e la formula di un prodotto cosmetico costituiscono una coppia integrata che deve essere considerata in simultanea. Il primo ruolo del packaging è di assicurare l’integrità e la qualità della formula. Molti parametri sono considerati nella scelta della migliore confezione per un determinato prodotto, come la viscosità della formula. La restituzione della formula è un criterio che L’Oréal prende in considerazione, tra gli altri, quando sviluppa un prodotto. Un criterio soggetto a continui miglioramenti, e che fa parte del nostro programma di Responsabilità Sociale, Sharing Beauty With All”.
La strada contro gli sprechi, insomma, è ancora lunga. Che esistano alternative migliori, però, ne sono ben coscienti anche i produttori: “Il confezionamento sottovuoto, per esempio, – aggiunge L’Oréal – offre una buona percentuale di restituzione ma non è applicabile a tutte le texture di prodotto. È per questo che il sistema non può essere usato in tutte le circostanze”.

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Biopoint: i vantaggi compensano il “disagio”

Di tutt’altro avviso, invece, Lisa Guerreschi, direttore tecnico ricerca e sviluppo del gruppo Sodalis che produce le creme Biopoint: “Nei nostri laboratori le prove di svuotamento del flacone danno dei risultati variabili tra il 10 e il 13%, questi dati sono dipendenti dalla viscosità del prodotto che varia in base alla temperatura. Le nostre prove sono state condotte a 25°C.” Guerreschi continua: “Dai panel test effettuati in fase di sviluppo è emerso che la modalità di erogazione tramite dispenser è preferita in termini di comodità, praticità e igiene e i vantaggi compensano il disagio del prodotto residuo che è sì emerso come elemento potenzialmente negativo ma ampiamente compensato dalla possibilità di recuperare in ogni caso il prodotto”. Come dire, consumatori è colpa vostra se preferite la comodità al risparmio.