“Troppo zucchero”, negli Usa crolla il consumo di Coca-Cola (e non solo)

ZUCCHERO

Vogliamo offrire ai clienti bevande di tutti i tipi ma anche togliere lo zucchero. La priorità è seguire le scelte dei consumatori”. A spiegare la nuova strategia della Coca-Cola Company è stato il direttore finanziario della corporation Kathy Waller in un’intervista rilasciata al Wall Street Journal. Una scelta radicale legata al crollo dei consumi delle bevande gassate che, secondo gli analisti, porterebbe il big di Atlanta a rivedere le scelte di mercato e a puntare sopratutto su bevande sportive, acqua e tè: “Siamo – ha aggiunto Waller – molto di più del nome che portiamo: abbiamo 500 brand e 3.500 prodotti in tutto il mondo”.

Consumo pro-capito più basso da 31 anni

A pesare sicuramente sui conti la sugar tax (una realtà in molti Stati americani) e le scelte salutistiche dei consumatori che negli Usa, ma anche nel resto del Mondo, stanno ormai abbandonando le bevande zuccherate, Coca-Cola e succhi di frutta in primis. Secondo gli ultimi dati di mercato il consumo pro capite negli States di questo tipo di bevande è al minimo da 31 anni a questa parte.

Stato che vai sugar tax che trovi

Intanto si allunga la lista degli Stati e delle città che hanno introdotto la sugar tax, una tassa ad hoc sulle bevande che contengono troppo zucchero per scoraggiarne il consumo. L’ultima in ordine di tempo ha introdurre il prelievo fiscale è stata Seattle che dal primo gennaio 2018 ha imposto ai produttori una tassa di 1,75 centesimi di dollaro ogni 30 ml di bevanda, il che significa un rincaro di 21 centesimi per ogni lattina contenenti le classiche 12 once di bevanda (355 ml). La prima città ha introdurre nel marzo 2015 la sugar tax negli Usa è stata  Berkeley dopodiché è stata adottata da Philadelphia, San Francisco, Oakland, Albany, Boulder e dalla Contea di Cook, che comprende Chicago, dove la tassa è scattata nel luglio scorso.