Interferenti endocrini, la Ue ci riprova ma non soddisfa gli ambientalisti

L’Unione europea ha “partorito” una nuova definizione di interferenti endocrini. Onnipresente nei prodotti di consumo e nell’ambiente, queste sostanze chimiche sono in grado di interagire con il sistema ormonale degli esseri viventi. Sono collegati a più malattie come alcuni tipi di cancro, infertilità, malformazioni genitali o disturbi dello sviluppo del cervello. L’Unione europea è da tempo al lavoro per giungere ad una definizione precisa di queste sostanze in modo da poter fare una lista di quelle da vietare. Il lavoro è, ovviamente, complesso perchè – manco a dirlo – gli interessi in gioco sono molto forti.

Dopo tre anni di rinvii, un primo testo è stato adottato all’inizio di luglio, subito, però, attaccato da alcune organizzazioni non governative e parlamentari, tanto che gli Stati membri dell’Ue, su proposta della Commissione, sono stati costretti a rivedere il testo. Adesso, per essere definito “perturbatore endocrino”, un pesticida dovrà soddisfare tre condizioni. Deve produrre un effetto negativo e avere una modalità di azione che altera le funzioni del sistema ormonale. Ma soprattutto, sarà necessario dimostrare che questo effetto negativo è una diretta conseguenza di questa modalità di azione.

Le organizzazioni ambientaliste, tuttavia, non sono ancora pienamente soddisfatte del testo approvato. “Il livello di prova richiesto è ancora estremamente alto“, ha detto François Veillerette, portavoce di Generations Future. “Gli Stati membri non sono riusciti a cogliere l’opportunità offerta dalla decisione del Parlamento europeo di migliorare significativamente i criteri al fine di proteggere realmente la salute umana”, ha affermato Genon K. Jensen, direttore del coordinamento Alleanza europea per la salute e l’ambiente (Heal).