Prosecco con uva fuori dal territorio del Docg? Bollicine sotto accusa

Il prosecco è una vera e propria miniera d’oro. Lo sanno bene i viticoltori di Veneto e Friuli Venezia Giulia che ogni anno cercano di far fronte alla ingente domanda di mercato e sperano che la resa della vendemmia sia sempre generosa. Poi ci sono storie come quella raccontata da vinialsupermercato.it.

Dalla Sicilia al Veneto

Il portale ha raccolto la testimonianza di un viticoltore siciliano che ha raccontato di aver venduto 400 quintali di uva Glera (coltivati nelle sue terre) a un “grande gruppo vitivinicolo veneto”. Il nome, manco a dirlo, è top secret ma il sospetto è forte, ovvero che questa uva siciliana finisca nel prezioso prosecco docg. Una cosa che se fosse vera, sarebbe una vera e propria frode in commercio perché il rigido disciplinare di produzione del prosecco docg prevede che “la zona di produzione delle uve atte ad ottenere i vini «Conegliano Valdobbiadene – Prosecco» comprende il territorio collinare dei comuni di: Conegliano – San Vendemiano – Colle Umberto – Vittorio Veneto – Tarzo – Cison di Valmarino – San Pietro di Feletto – Refrontolo – Susegana – Pieve di Soligo – Farra di Soligo – Follina – Miane – Vidor – Valdobbiadene”.

Certo resta un sospetto. Non ci sono conferme ma quel che è certo è che l’uva Glera è la qualità che serve per il prosecco; la domanda di prosecco è sempre in crescita e l’ultima vendemmia non è stata proprio buona.

“Se fosse vera, non sarebbe una notizia nuova” commenta Roberto Pinton, segretario di Assobio che aggiunge: “Le frodi nel settore del vino sono molto frequenti e il prosecco, su cui c’è un domanda ingente, non è da meno”.  Ovviamente, quel che serve è un controllo capillare come quello previsto proprio ad agosto di quest’anno dal ministero delle Politiche agricole e forestali e dall’Ispettorato repressioni frodi. Intervistato ad agosto scorso dal quotidiano Tribuna di Treviso, Gianluca Fregolent, responsabile Icqrf Nordest, spiegava la necessità di mantenere alta l’attenzione perché la campagna di quest’anno “presenta delle criticità legate alle brinate primaverili, che hanno causato una riduzione del potenziale produttivo, e alle alte temperature“.

I controlli? Più semplici

I controlli saranno resi più semplici dall’obbligo, per le società che vinificano più di 50 ettolitri l’anno, di passare al registro dematerializzato: «Ogni operazione di carico e scarico uva dovrà essere registrato», spiega Fregolent, «saremo i primi al mondo ad avere una informazione completa dal vigneto alla bottiglia». Anche il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene, sempre in quell’intervista, aveva dichiarato di aver chiesto “agli organismi pubblici competenti la relativa mappatura affinché sia riconosciuta la riduzione della resa delle uve per ettaro nelle aree che hanno subito danni», anche se i danni per il gelo sulle colline sarebbero «marginali» e la grandine avrebbe colpito «solo due distrette aree».

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