Nel 1965, la Sugar Research Foundation (Srf), un’associazione di produttori di zucchero (che oggi si chiama Sugar Association) aveva segretamente finanziato una pubblicazione sul New England Journal of Medicine che screditava il collegamento tra consumo di saccarosio ai livelli di lipidi nel sangue e malattie cardiache (CHD). A soli tre anni la stessa Srf insabbiava uno studio che metteva in connessione il consumo di zucchero e il cancro alla vescica. A riportarlo è un articolo pubblicato su Plos Biology da un gruppo di ricercatori dell’Università della California, che hanno esaminato documenti vecchi di 50 anni che dimostrano come la pratica dell’industria alimentare di fare pressione sugli scienziati è vecchia di almeno mezzo secolo.
Effetti cancerogeni
Come scrive Wired, gli studiosi hanno scoperto che “la Sugar Research Foundation(Srf) aveva finanziato una ricerca sui topi per valutare gli effetti del saccarosio sulla salute cardiovascolare. Quando le prove sembravano indicare che il saccarosio avrebbe potuto essere associato alle malattie cardiache e al cancro alla vescica, la Sugar Research Foundation decise di interrompere la ricerca, senza pubblicarne i risultati”.
La lobby sempre presente
Un nuovo studio che faceva riferimento a una ricerca dell’Università di Birmingham nel 1968, riportava un aumento del rischio di cancro alla vescica. Secondo i ricercatori dell’università della California, la scoperta “dimostrava all’Srf che il consumo di saccarosio causava diversi effetti metabolici e suggeriva che lo zucchero avrebbe un ruolo nella patogenesi del cancro alla vescica”. In breve l’sfr bloccò il finanziamento, con la conseguenza che i risultati dello studio non vennero mai pubblicati. Uno stratagemma, quello dell‘ingerenza nel mondo della ricerca, praticato da molte lobby, da quella del tabacco a quella dei pesticidi, fino addirittura al cioccolato.