Infine le uova al Fipronil sono state trovate anche in Italia: 2 i campioni risultati positivi all’insetticida, sui 144 finora analizzati, rinvenuti uno a Roma, in un laboratorio artigianale di pasta all’uovo, e l’altro ad Ancona, in un centro di imballaggio di uova per la grande distribuzione. E mentre sono in corso gli accertamenti per capire la fonte della contaminazione, oggi più che mai possiamo dire che la frittata è fatta. Non possiamo più essere sicuri che le uova o i derivati che consumiamo siano “puliti”.
Ma se è doveroso adesso lavorare per capire la fonte di contaminazione di questi due campioni, ancora più urgente è capire come questo scandalo alimentare sia potuto accadere, assumendo la portata che forse nessuno si aspettava.
Un allarme evidentemente sottovalutato, come commentava il prof. Alberto Ritieni in un articolo di appena due giorni fa. E ora si corre ai ripari, sperando di limitare i danni.
Lav, test deboli e insufficienti
Anche l’ufficio stampa della Lav, contattato per un commento sulle analisi a campione di questi giorni, non ha mancato di sottolineare alcune criticità: “questi test – ci hanno detto dall’associazione animalista – sono molto deboli, quanto il Piano Nazionale dei Residui del Ministero della Salute. Nel 2015 infatti questo Piano ha previsto 1.234 campioni di uova. Poiché ogni campione comprende al massimo 6 uova, in tutto nel 2015 sono state analizzate (al massimo) meno di 7.500 uova: un numero secondo noi davvero irrilevante rispetto all’enorme quantità di uova prodotte in Italia annualmente ovvero circa 11 miliardi“.
“Inoltre – continuano – per anni ci hanno detto che eravamo autosufficienti nella produzione di uova, invece si tratta di un prodotto anche d’importazione. Pensiamo che i consumatori dovrebbero aprire gli occhi su questi aspetti e fare scelte alimentari più consapevoli, tema che ci sta molto a cuore e che ha ispirato il nostro sito di alimentazione www.cambiamenu.it”.
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