Fermo pesca nel mar Adriatico, ecco come smascherare le frodi

Quarantadue giorni di stop. E’ iniziato oggi, e durerà fino al 10 settembre il fermo pesca nel mar Adriatico. Senza pesce fresco nostrano, aumenta il rischio di frodi: sia di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato sia quello di acquistare una specie low cost al posto di una pregiata. Spiega Coldiretti, per Ionio e Tirreno il blocco delle attività prevede un calendario che andrà dall’11 settembre al 10 ottobre per il tratto da Brindisi a Civitavecchia, mentre le marineria da Livorno a Imperia si fermeranno dal 2 ottobre al 31 ottobre. Per Sardegna e Sicilia il fermo sarà disposto con provvedimenti regionali e sarà di almeno 30 giorni, nel rispetto dei periodi di cui ai piani di gestione.

Come riconoscere le frodi

Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è dunque di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Ma si può anche rivolgersi alle esperienze di filiera corta per la vendita diretta del pescato che Coldiretti Impresapesca ha avviato presso la rete di Campagna Amica.

Low cost al posto di pesce pregiato

Il pesce spada, insieme al tonno, è tra i pesci di grande taglio ad essere più ricercati e allo stesso tempo più soggetti alle frodi. Il tasso di contraffazione aumenta anche per il fatto che queste specie sono vendute in tranci e ciò spesso rende ancora più difficile l’identificazione. Alcuni accorgimenti però possono aiutarci. Al posto dello spada spesso ci “rifilano” lo smeriglio, il marlin oppure la verdesca. “Il trancio dello spada – spiega Valentina Tepedino – si caratterizza perché il muscolo rosso (la parte più irrorata dal sangue) ha una forma di àncora e non raggiunge mai la pelle” come invece succede invece nel marlin il cui colore è decisamente più scuro rispetto al chiaro dello spada. Nello smeriglio invece il muscolo rosso assume una forma tondeggiante e posizionata al centro. “Qualora il trancio è spezzato a metà, l’àncora dello spada – aggiunge l’esperta – prende le sembianze di una mezza luna che non toccherà mai l’esterno della pelle”.

Sul tonno invece le frodi più che sulla sostituzione di specie si concentrano sull’utilizzo di additivi. Può capitare che venga spacciato un pinne gialle (la cui carne è molto rossa) per tonno rosso (più roseo) ma sono molto più diffusi i casi di contraffazione con additivi. “Il succo di rape rosse – prosegue la direttrice di Eurofishmarket – è un ‘colorante’ fatto rientrare come ingrediente che però spesso viene impiegato per nascondere un trattamento chimico vietato: l’uso del monossido di carbonio che serve a mascherare la reale colorazione del prodotto”.

Una delle contraffazioni più difficili da smascherare è quella del filetto di cernia sostituito con la brotula o il pangasio. “Le diverse specie di cernia – continua la Tepedino – hanno colorazioni diverse – rosa, bianco, grigio – e questo purtroppo non aiuta l’identificazione a occhio nudo”.

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Altro pesce incline a essere camuffato è la sogliola. “Nel fresco intero spesso assistiamo una sostituzione ‘interna’: viene spacciata una specie meno pregiata, come l’atlantica (Solea senegalensis), per la migliore vulgaris che costa il 30-40% di più. Nello sfilettato invece viene usato l’halibut, il pesce piatto più lungo al mondo visto che può raggiungere anche un metro”. L’occhio però in questo caso può aiutarci: “Il filetto di halibut – conclude la nostra interlocutrice – è più spesso di uno di sogliola”.