Ceta voto finale al Senato e i rischi per i consumatori

Inizia domani, 25 luglio, la discussione in Senato del Ceta, il trattato di libero scambio Europa-Canada. Al massimo entro giovedì 27 è atteso il via libera alla ratifica del contestato accordo che ha l’obiettivo di eliminare i dazi doganali tra l’Ue e il paese del nord America. Un trattato su cui si sono riversate le critiche di molteplici organizzazioni della società civile secondo cui se in apparenza, elimina i dazi, in realtà mette in crisi una parte considerevole del made in Italy oltre ad abbassare il livello qualitativo di una serie di prodotti. (continua dopo l’immagine)

Il grano

Il Canada, insieme all’Italia è uno dei più grandi produttori di grano al mondo. Quello nord americano è più economico rispetto al grano made in Italy ma è anche (e soprattutto) più ricco di glifosato e micotossine. Il nostro clima per ragioni ecoambientali non permette una facile crescita delle muffe e questo comporta anche un minore rischio di introdurre delle micotossine, quali il Don ad esempio, nel nostro organismo. Inoltre, il nostro Sole e le nostre temperature medie facilitano un raccolto senza l’ausilio del glifosato che è invece ancora permesso in paesi come il Canada o gli Stati Uniti. Un grano, di qualunque provenienza, che introduca un eccessivo quantitativo di micotossine e/o di glifosato rappresenta un maggiore rischio per la salute pubblica e in particolare per i più piccoli che spesso sono esposti maggiormente per l’abuso di merendine o di prodotti da forno.

Il made in Italy minacciato

L’accordo minaccia anche alcune delle nostre eccellenze nazionali. Se una parte – piccola a dir il vero – viene tutelata dal rischio che contraffazione, restano senza “protezioni” la grandissima parte di Dop e Igp. Dall’extravergine Toscano alla Nocciola del Piemonte, dal Salame di Varzi al Salame d’Oca di Mortara, dal Pecorino Crotonese al formaggio Castelmagno, dal Basilico genovese al Radicchio di Treviso, dal Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino al pane di Altamura. Sono solo alcune elle denominazioni “fuori” dalla tutela del Ceta e che, quindi,  in queste ore stanno facendo sentire la propria voce. Ma il Ceta registra anche il parere favorevole dei consorzi tutelati che nell’accordo vedono una possibilità di ampliare il proprio export. È il caso, ad esempio, del Consorzio dell’Aceto balsamico di Modena Igp, l’eccellenza gastronomica italiana più esportata (744 milioni di euro di export nel 2016) e del Consorzio Grana padano, il prodotto Dop più consumato del mondo (oltre 4,8 milioni di forme annue e secondo per export con 581 milioni di euro di vendite oltreconfine).