Ricordate il caso delle bambole spione? Il Salvagente aveva raccontato a dicembre la sconvolgente storia delle bambole My friend Cayla e i-Que Intelligent Robot che registrano la voce dei bambini e inviano i dati vocali ad un centro specializzato in riconoscimento vocale. Nel febbraio scorso, la Federal Network Agency tedesca aveva emesso un avvertimento ai genitori, chiedendo loro di distruggerla dato che si trattava di un “dispositivo di trasmissione nascosto.”
In Italia, dopo il nostro articolo, era intevenuto il Codacons con un esposto al Garante della privacy e al ministero dello Sviluppo economico, “affinché accertino eventuali violazioni delle disposizioni vigenti in materia nel nostro paese, e adottino i dovuti provvedimenti a tutela dei bambini che non devono mai essere utilizzati a fini commerciali”.
Ora l’agenzia ha deciso nuove misure, invitando i genitori che avessero una di queste bambole in casa a compilare un certificato di distruzione che deve essere firmato da una società di gestione dei rifiuti e rispedito l’agenzia per la prova.
In base alle leggi tedesche, il rischio potrebbe essere quello di incorrere in una multa anche di oltre 20mila euro e due anni di carcere, come ha riportato ieri il Wall Street Journal.
Vivid Germany GmbH, la società distributrice la bambola in Germania, si è difesa sostenendo che non crede che la bambola infranga alcuna legge.
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“Non c’è alcuna ragione di distruggere Cayla o dare via la bambola ”, ha detto la società in un comunicato. “Non è un dispositivo di spionaggio.”