L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro non cambia idea sul glifosato anche dopo la conclusione dell’Echa. “La valutazione della Iarc – si legge nello stringato comunicato diffuso dall’Agenzia dell’Oms – non è influenzata dalla revisione dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche. La Iarc non commenta le competenze, la metodologia o le conclusioni di altre commissioni nazionali o internazionali”.
Entro l’estate il parere alla Commissione
Entro l’estate, il parere dell’Echa sarà presentato alla Commissione la quale entro la fine dell’anno dovrà decidere se rinnovare o meno l’autorizzazione all’uso del glifosato, l’erbicida più utilizzato al mondo. Dopo l’assoluzione dell’Efsa e la conferma di ieri dell’Echa sembra orientata al via libera, per la gioia di Monsanto, la multinazionale che con il glifosato ha fatto affari miliardari. Sulla sostanza, tuttavia, pesa il sospetto che sia un probabile cancerogeno come ha sentenziato qualche anno fa la Iarc, e come ha ribadito la stessa Agenzia ieri. Ma le istituzioni europee sembrano sorde ai richiami dall’Agenzia dell’Oms.
Il conflitto di interesse nell’Echa
“Una conclusione – sottolinea la portavoce della Coalizione #StopGlifosato, Maria Grazia Mammuccini – che non convince e a cui si è arrivati esaminando gli studi pregressi, compresi quelli delle aziende produttrici“. Se, infatti, l’Echa sostiene di aver condotto un processo di revisione indipendente, la Coalizione ha avanzato il sospetto di un possibile conflitto di interessi di alcuni membri della Commissione che ha emanato questo parere. “Almeno tre di loro hanno lavorato per società di consulenza del settore chimico, interessate a sostenere il glifosato e a non far partire un serio ripensamento sull’uso globale dei pesticidi nell’agricoltura europea” aggiunge la Mammuccini.
Modonesi: “Il parere dell’Echa? La scienza c’entra poco”
Per Carlo Modonesi, professore e medico dell’Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia “da un punto di vista logico, il parere tecnico espresso dall’Echa è incomprensibile”. Secondo il professore, infatti, la valutazione di tossicità del glifosato formulata nel 2015 dal panel scientifico della Iarc si basava su un numero di prove superiore a quello richiesto dalla stessa Unione Europea per arrivare a una conclusione opposta: almeno due studi sperimentali condotti indipendentemente sulla stessa specie animale.
Spiega Modonesi: “Nella Monografia 112 della Iarc si dice chiaramente che alcune indagini effettuate negli Stati Uniti, in Canada, e in Svezia, mirate a valutare le proprietà cancerogene della sostanza, testimoniano una ‘limitata evidenza’ di cancerogenicità per l’uomo. L’espressione ‘limitata evidenza’ usata nella Monografia Iarc è una tipica formula di cautela che sta semplicemente a indicare che, nel momento della valutazione, le prove di cancerogenicità non sono sufficienti a inserire il pesticida nel gruppo 1, ossia quello degli agenti cancerogeni accertati per l’uomo; ma al tempo stesso sono sufficienti, o più che sufficienti, a ritenere il pesticida un cancerogeno accertato per gli animali”.
Tuttavia – sottolinea Modonesi – “A nulla sono valse le innumerevoli iniziative e le proteste delle associazioni di tutta Europa, nonché le tante manifestazioni di preoccupazione espresse da ricercatori e normali cittadini durante la ‘consultazione pubblica’ che ha preceduto il parere tecnico dell’agenzia di Helsinki. La scarsa lungimiranza di tale atteggiamento è sotto gli occhi di tutti, con l’inevitabile sospetto che il parere dell’Echa fosse già stato definito a tavolino sulla scorta di motivazioni ben diverse da quelle scientifiche”.
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Romani: “Vincono le lobby”
La decisione dell’Echa non ha lasciato indifferenti neanche i nostri parlamentari. Il vice presidente della Commissione Sanità al Senato, Maurizio Romani, ha dichiarato: “Ancora una volta vincono le aziende chimiche che riescono a mettere i loro consulenti a periodi alterni dentro gli organi di controllo. È Incredibile pensare che il glifosato, una sostanza considerata come probabile cancerogena e che qualsiasi principio di precauzione ne farebbe sospendere l’utilizzo, venga ancora utilizzata come diserbante con milioni di tonnellate che finiscono nei nostri campi e quindi nei nostri piatti. Parliamo di sostanze non solo sospette cancerogene ma anche come interferenti endocrini, probabili responsabili dell’aumento della sterilità maschile che sta colpendo molti giovani. E tutto ciò avviene semplicemente per mantenere un giro d’affari di miliardi di dollari per le multinazionali”.
Facciamo la nostra parte firmando la petizione
Molto meno sollevati sono i cittadini europei che si trovano di fronte a un giudizio sostanzialmente avulso dalla realtà dei rischi quotidiani. Per questo occorre sostenere la raccolta di firme per l’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) indirizzata al parlamento e alla Commissione Ue, affinché ascoltino gli allarmi che vengono da una buona parte della comunità scientifica e decretino l’eliminazione dell’erbicida dai campi europei. Per firmare basta cliccare qui