In regola con i limiti previsti dalla normativa sulle micotissine, ma con concentrazioni tali che con un solo piatto di pasta al giorno un bimbo di un anno rischia di “assorbire” oltre il 30% della dose giornaliera tollerata di Deossinivalenolo, il Don o vomitossina. E, badate bene, stiamo parlando della dose tollerata da un adulto, con un organismo ben più difeso di quello di un fanciullo.
Possiamo così riassumere i risultati delle analisi, pubblicati nel nuovo numero di Test-Salvagente in edicola da sabato 22 ottobre, che abbiamo condotto su 29 campioni di pasta (26 “normali” compresi i formati – stelline, margheritine, mini fusilli – amati dai più piccoli e 3 prodotti baby food, specifici per bimbi al di sotto dei 36 mesi) andando a caccia di pesticidi e micotossine, le muffe che attaccano i cereali, dal grano al mais, e che possono arrivare fino al piatto.
A caccia di micotossine
La tossicità di queste sostanze è nota da tempo anche se, al di sopra delle dosi tollerate, hanno differenti effetti sulla salute umana. Se l’Aflatossina B1 – assente nelle paste da noi analizzate – è classificata dalla Iarc come cancerogena per l’uomo, il Don invece è responsabile di nausee, vomito e disturbi gastrointestinali specialmen- te tra i consumatori più giovani. Questa sostanza sicuramente è tra le più diffuse nei prodotti a base di cereali, frumento in primis. Sulla pasta esiste un doppio limite: uno per i prodotti destinati all’infanzia (sotto i tre anni) pari a 200 ppb (microgrammi per chilo) mentre per la pasta destinata agli adulti (da tre anni in su) il tetto sale a 750 ppb. Va da se che spesso la pasta per adulti finisce anche nel piatto dei nostri bebè e che un limite di legge che considera sullo stesso piano chi ha compiuto tre anni e chi ne ha magari 60 offre poche tutele ai più giovani.
Il professor Ritieni: “Rivedere i limiti”
Ma quanto Don contengono le nostre 29 paste? In media 100 ppb, lontano dai limiti ma non proprio rassicuranti. “In base alle nostre rilevazioni abbiamo una media di Don di 100 ppb. L’esposizione non è affatto bassa come ha confermato un recente studio dell’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses) che mette il Don tra le sostanze da tenere sotto controllo nell’alimentazione dei più piccoli”. Il professor Alberto Ritieni è ordinario di Chimica degli alimenti presso il dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, è uno dei massimi esperti di micotossine e dirige il laboratorio dove abbiamo condotto le analisi.
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Lo studio dell’Anses ha rilevato concentrazioni nelle pase tra 39 e 44 ppb, molto più basse delle nostre, ma tanto è bastato ai francesi per sostenere che la concentrazione del Don per alcune fasce di età dei bambini l’esposizione è preoccupante. “Lo studio dell’Anses – conclude il professor Ritieni – è significativo: a concentrazioni più basse rispetto alle nostre definiscono “preoccupante” l’esposizione al Don in età pediatrica. Se poi consideriamo i consumi di pasta, storicamente più elevati da noi, il rischio a cui è esposto un bimbo italiano è sicuramente più alto e preoccupante di quello francese. Forse sarebbe il caso che le norme europee ne prendessero atto e credo che i limiti attuali non tutelino appieno i baby consumatori”.