Il mercato non si fida di Mps e Unicredit: obsolete e poco affidabili

È durata poco l’impennata in Borsa dopo la notizia del piano di salvataggio di Mps da parte della Bce e del buon esito generale degli stress test: stamattina i titoli sono crollati a picco, tanto che le azioni della banca senese sono stati sospesi, insieme a quelli di Ubi e Unicredit, per eccesso di ribasso. Secondo Vincenzo Imperatore, ex manager bancario, autore di “Io so e ho le prove” e “Io vi accuso”, in cui racconta i trucchi adottati dalle banche a danno dei consumatori, il crollo dei titoli era più che prevedibile, secondo la logica del mercato che chiede un piano strategico che le banche in difficoltà non hanno ancora presentato.

Come mai questo improvviso crollo dopo l’euforia dei giorni scorsi?

Le banche in crisi che svalutano le sofferenze dovranno aumentare il capitale di alcuni miliardi, anche 8.10 miliardi di euro, come si dice nel caso di Unicredit. Chi ti dà fiducia in questo momento?

Non basta l’approvazione del piano di salvataggio della Bce, come nel caso di Mps?
Ma chi va a investire nell’aumento di capitale ha bisogno di redditività, si compra il dividendo. Se io mi compro l’azione di Mps o Unicredit, non me la compro per salvarle, ma perché voglio che ogni anno ci sia un dividendo che sia un rendimento a rischio superiore alla media dei rendimenti meno rischiosi. In questo momento, il problema delle banche è questo, e gli analisti lo stanno dicendo da mesi: nessuno dà sicurezza di essere uscita dal guado e di saper creare una banca nuova che dia redditività.

Unicredit ha cambiato i vertici.
In Unicredit hanno fatto fuori tutto il management, d’accordo. Ed è una mossa logica, ma che politica commerciale hanno adottato, che strategia di customer satisfaction stanno pensando, come pensano di rilanciare? non c’è strategia. Solo cessioni di asset, vendono parte di Fineco, i gioielli di famiglia… fanno come un semplice risparmiatore in difficoltà che si va a vendere l’oro di casa perché non ha possibilità di creare nuovo reddito. Questo è l’approccio che sta avendo Unicredit. Gli analisti dicono “Ce lo vuoi dire, caro Mustier, qualcosa riguardo il futuro?” Nulla. Non si dice come si vuol uscire da questa crisi, ma solo come tamponare una catastrofe che si sta avvicinando.

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Quali sono le priorità strategiche per uscire dal guado?
Sono tre. Primo: riconquistare la fiducia del cliente. Ma non con l’indagine di customer satisfaction o con le procedure di calmierazione dei reclami, ma con fatti concreti, come fa Amazon quando acquisti un libro con una paginetta un po’ sgualcita, lo contesti, dopo tre minuti non sapendo se è vero o no, ti restituiscono i soldi o ti rimandano il libro. Fatti molto concreti.

Secondo punto?
Piattaforme digitali. Siamo lontani anni luci da ciò che le banche nordeuropee, anglosassoni, americane in questo momento hanno a disposizione. Piattaforme che permettono di contenere tantissimi costi. Io non posso chiudere agenzie, filiali se per un bonifico online in Italia impiego ancora 3 giorni. Abbiamo ancora piattaforme digitali inadeguate o comunque strategie commerciali ancora orientate alla subdola negoziazione di prezzi. Perché metterci 3 giorni per fare un bonifico significa far pagare 3 giorni di valuta sul bonifico.

E infine?
Lo svecchiamento del management, servono teste nuove, pensanti. Abbiamo un’età media del top management del nostro sistema bancario, è superiore ai 50 anni. Se tu pigli le prime 5 multinazionali, Facebook, Amazon , Yahoo, Google, eccetera, l’età media del top management è 35 anni. Noi abbiamo ancora quelli che si ricordano la posta di carta. E questo il mercato lo legge.

Oltre a Mps e Unicredit hanno perso tanto in borsa anche altre banche, come Ubi. Perché?
Sono crediti deteriorati, Intesa perde meno degli altri perché ha prestato a chi poteva pagare.