É troppo presto per dare il Ttip come definitivamente azzoppato. Nonostante sia il viceministro al commercio estero francese, Matthias Fekl. che il ministro allo Sviluppo economico italiano abbiamo chiaramente detto che l’approvazione entro l’anno è molto improbabile, il rischio che il trattato transatlantico tra Europa e Usa giunga in porto è tutt’altro che trascurabile, e non sarebbe l’unico problema per gli europei che protestano per la sicurezza alimentare, i diritti e la qualità dei servizi che verrebbero messi in discussione con un accordo del genere. Ieri avevano fatto discutere le parole del ministro Calenda, secondo cui “Sul Ttip non ho detto che è finito perché siamo andati lunghi. Ho detto che se è finito è perché siamo andati lunghi. Io credo che sarà così, cioè che lo spazio politico in Europa e negli Stati Uniti per approvarlo sia ridotto a zero“.
I rischi ancora in campo
“Abbiamo di fronte due rischi – sintetizza Monica Di Sisto, portavoce della campagna Stop Ttip Italia – che in nome dell’Europa da difendere accettiamo di tutto sul tavolo Ttip, e che attraverso l’approvazione provvisoria del Ceta, il 95% di questo mini-Ttip entri in vigore prima che i Parlamenti nazionali lo esaminino”. Il Ceta è il trattato commerciale tra Ue e Canada, che ha in comune con il Ttip un impianto che mira a facilitare la circolazione di prodotti e servizi, sbilanciata sul diritto al commercio a discapito del diritto alla salute e alla sicurezza alimentare.
Il trattato con il Canada
Poche settimane fa, Carlo Calenda fa aveva dichiarato che l’Italia non richiederà al consiglio europeo una ratifica del Ceta da parte del parlamento italiano. “Ma ieri – spiega Di Sisto – al ministro Calenda abbiamo avuto il piacere di comunicare che avevamo ragione noi, e che la stessa Commissione, mentre noi eravamo insieme, ha dovuto acconsentire al fatto che il trattato con il Canada passi per il vaglio dei Parlamenti nazionali”. Anche se la Commissione ha ottenuto dai governi che nel frattempo una parte del trattato con il Canada, come le tariffe e alcune regole base, entrino in vigore. Il Ceta pone molti problemi simili al Ttip, come la creazione di un arbitrato ad hoc tra Multinazionali e Stati, oltre al fatto che diverse multinazionali, tra cui la Monsanto, McDonald e Microsoft, hanno delle consociate con sede legale in Canada, e in caso di contenzioso con l’Ue potrebbero passare da quelle sedi, anche se il Ttip non andasse in porto.
La mobilitazione per il prossimo round
Dunque una partita ancora aperta, che la rete di comitati locali e di associazioni che aderiscono alla campagna Stop Ttip intendono giocarsi fino in fondo. “Insieme alle oltre 600 organizzazioni europee che si battono contro il Ttip e il Ceta, – spiega Di Sisto – rilanciamo la settimana di mobilitazione in occasione dell’apertura del quattordicesimo round negoziale sul Ttip, previsto a Bruxelles dal 12 luglio. Il 13 luglio, quando la Commissione europea presenterà a Roma la valutazione d’impatto del Ttip sullo sviluppo sostenibile, in tutta Italia si svolgeranno iniziative creative per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e bloccare questi trattati avviando, al loro posto, una profonda revisione della politica commerciale europea e dei meccanismi istituzionali che la governano”.