Ecomafie, diminuiscono i reati. Crescono solo frodi alimentari e roghi

Per la prima volta dal primo rapporto Ecomafie, quest’anno Legambiente presenta il lavoro sui reati ambientali con un po’ di ottimismo. Arrivano i primi segnali di un’inversione di tendenza, dovuti – secondo l’associazione ambientalista, all’introduzione della legge sui delitti ambientali nel codice pena, che ha trainato un’azione repressiva più efficace. Nel 2015, dunque, diminuiscono gli illeciti ambientali accertati, che comunque rimangono tanti: 27.745, più di 76 reati al giorno, più di 3 ogni ora.  Nonostante il calo complessivo dei reati nel 2015, cresce l’incidenza degli illeciti nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), dove se ne sono contati ben 13.388, il 48,3% sul totale nazionale (nel 2014 l’incidenza era del 44,6%).

Incendi dolosi su del 49%

Aumentano anche gli arresti (188), mentre diminuiscono le persone denunciate e i sequestri.  Alcuni dati continuano comunque ad impressionare. Nonostante l’altissima cementificazione degli spazi verdi e della costa italiana, sono 18mila gli immobili costruiti illegalmente rispetto allo scorso anno. E mentre anche le infrazioni nel ciclo del cemento e dei rifiuti diminuiscono, continuano a crescere gli illeciti nella filiera agro-alimentare, i reati contro gli animali e soprattutto gli incendi, con un’impennata che sfiora il 49%. I roghi, come quelli che poche settimane fa hanno messo in ginocchio vaste aree della Sicilia, da Palermo alle Madonie, sono tra le statistiche più dolorose: in fumo sono andati più di 37mila ettari, e probabilmente non a caso oltre il  56% si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso, dove gli incendi dolosi appiccati per interessi economici, sono più frequenti.

Il ruolo delle mafie

Il rapporto Ecomafia 2016, edito da Edizioni Ambiente con il sostegno di Cobat, presentato al Senato racconta anche di un’azione repressiva che si è fatta più intensa: Nei primi otto mesi dall’entrata in vigore della legge sono stati contestati 947 ecoreati, con 1.185 denunce dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto e il sequestro di 229 beni per un valore di 24 milioni di euro. “Ma per contrastare le ecomafie – sostiene Legambiente – c’è ancora da fare, dato che la criminalità organizzata la fa ancora da padrone (sono 326 i clan censiti) e la corruzione rimane un fenomeno dilagante”. Anche perché per una parte rilevante, il calo del business delle ecomafie è dovuto alla netta contrazione degli investimenti a rischio nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, che hanno visto nell’ultimo anno prosciugare la spesa per opere pubbliche e per la gestione dei rifiuti urbani sotto la soglia dei 7 miliardi (a fronte dei 13 dell’anno precedente).

Il ruolo della legge

“Il 10 luglio del 1976  – afferma Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera –  ricorre poi il quarantennale della tragedia dell’Icmesa che causò la fuoriuscita e la dispersione di una nube di diossina TCDD. All’epoca, per la giustizia italiana, fu un ‘disastro innominato’;  oggi, con la legge sugli ecoreati, sarebbe un ‘disastro ambientale’, con ben altre conseguenze penali per i colpevoli.  Se fino allo scorso anno abbiamo affrontato disastri come quello dell’Icmesa, dell’Eternit o di Bussi con armi spuntate, come appunto il “disastro innominato” o il “getto pericolo di oggetti” come veniva classificato l’inquinamento ambientale,  oggi con gli ecoreati e con la riforma delle agenzie ambientali, due leggi di cui sono primo firmatario, abbiamo finalmente strumenti adeguati per cambiare rotta nella lotta all’ecomafia e alle illegalità”. “ La prevenzione – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente –  è la moneta buona che scaccia quella cattiva: è necessario creare lavoro, filoni di sviluppo economico e produttivo nei territori più a rischio, sostenere le centinaia e centinaia di cooperative e di imprese, che anche nel sud stanno cercando di invertire la rotta, puntando su qualità ambientale e legalità. E nel prevenire le ecomafie, oltre all’impegno dei territori e dei singoli cittadini, è importante una presenza costante dello Stato che deve essere credibile e dare risposte sempre più ferme”

 

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141mila tir di rifiuti illegali

Scendendo nel dettaglio, per quanto riguarda le attività organizzate di traffico illecito dei rifiuti, solo nelle ultime 12 inchieste di quest’ultimo anno e mezzo (gennaio 2015-maggio 2016) le tonnellate sequestrate sono state 3,5 milioni, più o meno l’equivalente di 141 mila tir. Preoccupano gli illeciti legati alla filiera dell’agroalimentare: nel corso del 2015 sono stati accertati 20.706 reati e 4.214 sequestri. Il valore complessivo dei sequestri effettuati ammonta a più di 586 milioni di euro. Il numero più alto di infrazioni penali è stato riscontrato tra i prodotti ittici con ben 6.299 illegalità accertate, mentre tra le tipologie specifiche di crimini agroalimentari la contraffazione è tra le più diffuse e colpisce principalmente i prodotti a marchio protetto, come l’olio extravergine di oliva, il vino, il parmigiano reggiano e così via. In espansione il fenomeno del caporalato: sono circa 80 i distretti agricoli, indistintamente da nord a sud, nel quale sono stati registrati fenomeni di caporalato. Nel 2015 le ispezioni sono cresciute del 59% ma con esiti davvero negativi, in pratica più del 56% dei lavoratori trovati nelle aziende ispezionate sono parzialmente o totalmente irregolari, con 713 fenomeni di caporalato registrati dalle autorità ispettive. Tra le proposte presentate da Legambiente, la rapida approvazione del ddl che tutela il Made in Italy enogastronomico, e l’istituzione di una grande forza di polizia ambientale sempre più diffusa sul territorio nazionale.