Tim Prime, arriva la diffida dell’Agcom

Continua il braccio di ferro tra l’Agcom e Telecom Italia sul terreno di “Tim Prime”, un servizio opzionale che sembra però imposto ai clienti dell’operatore telefonico con aggravio di costi sul piano tariffario base pari a oltre 2 euro al mese.

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha ritenuto, infatti, che non si sia in presenza di una modifica unilaterale di contratto come l’operatore sostiene, ma di “una vera e propria introduzione di prestazioni (e costi) nuovi e mai richiesti dall’utente”. Per questo motivo, l’Authority ha appena approvato un provvedimento di diffida nei confronti di TIM, inviando tra l’altro la relativa documentazione all’Antitrust.

Al provvedimento si è giunti dopo l’istruttoria avviata sulla base di numerose segnalazioni di consumatori che lamentavano l’attivazione non richiesta del servizio a pagamento.
In pratica, ha spiegato l’Agcom nella diffida, il profilo a consumo diventerebbe un addebito fisso settimanale di 49 centesimi, a fronte della possibilità di chiamare e inviare messaggi di testo illimitati al numero TIM “amico”, con una opzione non concordata fra le parti.

Secondo l’Authority, dunque, TIM starebbe utilizzando illegittimamente la procedura prevista dal Codice delle comunicazioni che consente di variare unilateralmente le condizioni di contratto, ovvero per attivare nei confronti di un numero rilevantissimo di clienti una nuova offerta con la tecnica dell’opt-out.

Vedremo adesso se la società di telefonia si atterrà alle indicazioni dell’Agcom.

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