Grana Padano contaminato dall’aflatossina? “Il pericolo è molto basso ma c’è bisogno di mantenere alta l’attenzione e intensificare i controlli per quei prodotti che non sono protetti dai marchi dop e igp”. A sostenerlo è Alberto Ritieni, professore di chimica degli alimenti all’Università Federico II, che punta il dito verso le mutate condizioni climatiche che hanno caratterizzato il nostro Paese negli ultimi anni.
Cambiano le temperature e anche il nostro raccolto
Come è potuto succedere? “Facile dirlo – commenta il professore – Tutti ricorderanno la calda e torrida estate: ecco, il mais cresciuto a quelle temperature ha subito la contaminazione fungina e, invece di essere destinato al macero è entrato nella filiera alimentare sotto forma di mangime”.
Sette mila forme di Grana Padano contaminate
Il resto è cronaca degli ultimi giorni. La Procura di Brescia ha iscritto più di 30 persone nel registro degli indagati con l’accusa di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari. Si tratta di allevatori e responsabili di caseifici che, secondo quanto raccolto finora dall’inchiesta del sostituto procuratore Ambrogio Cassiani, avrebbero usato per fare il formaggio del latte contaminato da aflatossine. Si tratta settemila forme di Grana Padano: una cifra irrisoria considerando che ogni anno vengono commercializzate 4,6 milioni di forme. Tuttavia – ha commentato il presidente del Consorzio Cesare Baldrighi – non devono esserci alibi per quei caseifici che hanno ritirato il latte sapendo che era contaminato.