iQOS Philip Morris “Noi gli studi li abbiamo fatti”. E quelli pubblici?

Il nostro articolo sull’iQos, la nuova sigaretta “senza fumo” della Philip Morris che dovrebbe essere meno nociva della sigaretta tradizionale, ha suscitato molto interesse tra i nostri lettori, e non solo.
Abbiamo ricevuto, infatti, anche una nota da parte della Philip Morris, a firma di Moira Gilchrst, Director Scientific Engagement presso il Centro di Ricerca & Sviluppo di Philip Morris International, che pubblichiamo integralmente qui di seguito.

 

Gentile Direttore,

riteniamo importante rispondere alle domande sulle prove scientifiche della capacità di riduzione del rischio di iQOS, poste dall’articolo La sigaretta senza fumo di Philip Morris: è davvero meno nociva?” pubblicato nella Sua rivista lo scorso 28 gennaio.

È inesatta l’affermazione del Prof. Gallus, secondo cui tutti i nostri dati provengono da fonti interne. I nostri studi sono condotti con metodi collaudati da tempo dall’industria farmaceutica e concepiti per garantire giudizi scientificamente imparziali, indipendentemente da chi finanzia lo studio. Ad esempio, l’analisi chimica delle sostanze nocive o potenzialmente nocive nell’aerosol di iQOS è stata verificata da un importante laboratorio internazionale che lavora per aziende private ed enti pubblici. Inoltre, i dati sulla minor nocività di iQOS sono stati divulgati da studi pubblicati da importanti riviste scientifiche del settore. Concordiamo pienamente con il Prof. Gallus sull’importanza di effettuare verifiche scientifiche indipendenti e apprezziamo gli studi condotti sul nostro prodotto da scienziati qualificati.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Ci conforta anche l’opinione del Prof. Polosa, secondo cui iQOS garantisce una riduzione media del 90% delle sostanze nocive e potenzialmente nocive rispetto al fumo di sigaretta. Concordiamo con lui sulla necessità di effettuare studi clinici su fumatori per dimostrare il potenziale di riduzione del rischio di iQOS, studi clinici che noi abbiamo già condotto, come ad esempio due studi sulla riduzione dell’esposizione, della durata di tre mesi ciascuno, recentemente effettuati in Giappone e negli Stati Uniti. In questi studi sono stati misurati quindici biomarcatori dell’esposizione ai cosiddetti HPHC (Harmful and Potentially Harmful Constituents, ossia i componenti nocivi e potenzialmente nocivi del fumo da tabacco) di fumatori che durante lo studio hanno consumato solo iQOS, di fumatori che hanno smesso completamente di fumare e di fumatori che continuavano a fumare le loro sigarette. I risultati hanno dimostrato che la riduzione dei biomarcatori dell’esposizione riscontrata nei fumatori passati a iQOS si avvicinava a quella delle persone che avevano smesso di fumare per la durata dello studio. Altri studi sono in corso. Tutti i nostri studi sono riportati nel sito web www.clinicaltrials.gov del governo statunitense.

Ospitiamo regolarmente presso il nostro Centro di Ricerca e Sviluppo di Neuchâtel (Svizzera) scienziati, esperti e responsabili della sanità pubblica che manifestino l’intenzione di iniziare un dialogo costruttivo per contribuire ai progressi della nostra ricerca scientifica nell’interesse della salute pubblica.

Distinti saluti.
Dr. Moira Gilchrst

 

SUL MERCATO SENZA CONTROLLI (PUBBLICI) PREVENTIVI

Prendiamo atto della posizione della Philip Morris, che certamente ha fatto tutto ciò che a un’azienda è richiesto prima di commercializzare un nuovo prodotto, ma alcune perplessità non possono che rimanere.

In effetti, è il complessivo sistema di controlli e autorizzazioni che non convince: la sigaretta iQOS è in vendita già da mesi senza che vi sia stata una preventiva azione di studio e verifica circa la sua efficacia e nocività da parte di un soggetto pubblico e indipendente.
In particolare, sorprende che l’Istituto Superiore di Sanità non sia stato incaricato di indagare sui potenziali rischi sulla salute dei cittadini di un prodotto come quello di cui si discute, prima della sua commercializzazione. Eppure così è.

 

SIAMO ANCORA ALLA RACCOLTA DEI DATI

Solo da qualche settimana, infatti, è entrato in vigore il decreto (d.lgs. n.6/2016, operativo dal 2 febbraio) che indica a produttori e importatori dei prodotti del tabacco di nuova generazione le procedure di notifica da eseguire nei confronti del ministero della Salute e di quello dell’Economia per avviare i controlli pubblici. Notifica che dovrà essere corredata, oltre che da ogni dettaglio relativo al prodotto, dagli studi scientifici sulla sua tossicità al momento disponibili.
Solo dopo aver ricevuto questa documentazione, il ministero della Salute avvierà le verifiche da parte dei centri di ricerca istituzionali che dovranno confermare (o smentire) se il rischio è davvero ridotto.

 

IL PRECEDENTE DELLE E-CIG

La nostra preoccupazione è che possa ripetersi ciò che è già avvenuto in passato con le sigarette elettroniche (e-cig), su cui le autorità sanitarie pubbliche hanno eseguito analisi di laboratorio e approfondimenti solo dopo che Il Salvagente rilevò, con propri test, la presenza nei liquidi di ricarica di metalli pesanti, come l’arsenico e il piombo.