Provato per voi: Decathlon Run Light, correre sotto le stelle

Non è necessario riportare molti dati statistici per comprendere che la sicurezza dei pedoni è un tema critico. Ne basterebbe uno: i tre decessi al giorno che, secondo il rapporto Istat-Aci 2014, si verificano in Italia. Secondo la legge, pedoni sono anche coloro che praticano il “running”, affrontando ogni percorso, sia cittadino che extraurbano, di giorno o di sera. Tutti hanno la necessità di vedere la traccia che percorreranno, e soprattutto la vitale esigenza di essere visti.

È in questa direzione che Kalenji, noto brand di Decathlon dedicato alla disciplina podistica, ha sviluppato un dispositivo di sicurezza per il running. Run Light è un sistema proiettore-faro, indossabile come pettorina dall’atleta, che permette di illuminare il percorso che si copre e di produrre una luce-faro pulsante, ovviamente rossa, posteriormente. Il prezzo di vendita è 39,95 euro.

 

L’aspetto

L’imballaggio è composto da una scatola che ne contiene altre due, anch’esse in cartoncino, quella esteriore dotata di una completa grafica esplicativa, con fotografie, schemi, testi in diverse lingue, ecc.; i due alloggiamenti interni contengono, separati, il gruppo proiettore e il gruppo faro-accumulatore, con relative fettucce elastiche e cavi elettrici; completano la confezione un compatto libretto di istruzioni, con delle ottime grafiche e dei testi in lingua estremamente sintetici, e il foglietto “disclaimer” relativo ai rifiuti speciali, riferibili nel caso alle apparecchiature elettriche ed elettroniche (i cosiddetti “Raee” o “Weee”).

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Il libretto, pur non eccellendo nelle informazioni a sfondo ecologico, illustra efficacemente come indossare il dispositivo e avverte sui possibili usi scorretti (da sottolineare quello riguardante la nocività all’occhio dei fasci luminosi diretti e ravvicinati). Peccato che il packaging determini la produzione immediata di un rifiuto: una custodia realizzata in materiale durevole (tessuti, Tnt o film polimerici, con elementi di irrigidimento) avrebbe forse potuto protrarre la vita dell’imballaggio, offrendo l’occasione di riutilizzarlo.

 

Il cuore

Run Light si presenta con una “architettura” composta da due blocchi rigidi in “tecnopolimero”: il gruppo proiettore, nel quale è montato l’interruttore-regolatore (protetto da una membrana flessibile); un tampone in schiuma sul lato anatomico; il gruppo faro-accumulatore che, oltre che dei Led, è dotato di una connessione Usb protetta da uno sportello flessibile, apparentemente a tenuta (del prodotto non viene dichiarato il “grado di protezione”, ma un disclaimer ne vieta l’uso sotto la pioggia… attenti al meteo dunque!).

Il cuore del proiettore è il potente Led (250 Lumen massimi, regolabile a tre potenze) e il rifrattore neutro ben progettato, almeno a desumere dalla qualità del fascio luminoso. Quello che emerge al primo sguardo è la relativa pesantezza del design, sia fisica che estetica (“relativa” dal momento che si tratta di soli 200 g circa e che, tutto sommato, il disegno è discreto); il blocco faro-accumulatore è un considerevole prisma e le “alette” appaiono notevolmente sovradimensionate (da 3 a 4 mm di spessore): forse le alette avrebbero potuto essere concepite come sottili membrane, conferendo all’oggetto il potenziale di una maggiore percezione di leggerezza, e qualche decina di grammi in meno, cosa che i podisti possono apprezzare.

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Di corsa

Proviamo ora a indossarlo e a fare una corsetta. Il “capo” si veste molto agevolmente e in sole due fasi: lo si infila dal lato destro come fosse una tracolla, e si aggancia la fibbia a scatto.

Possiamo ora accenderlo: tenendo il gruppo proiettore tra le dita della mano destra – se siamo destrimani -, con il pollice premiamo l’interruttore; nel caso fossimo mancini, l’operazione può avvenire, un po’ meno agevolmente, impiegando l’indice della mano sinistra. In questa fase non è per nulla confortevole il contatto tra le dita e le alette, che sono molto taglienti nel lato verso il corpo (non dovrebbero esserlo anche per questioni varie di sicurezza…).

 

E la luce?

L’ottimo fascio luminoso è deludente dal punto di vista della regolazione; la modulazione a “gradini” di tre livelli (250, 180, 90/70 Lumen) è quasi inutile: la differenziazione è appena percepibile.

Run Light fa comunque una gran luce, il fascio frontale è ben governato e arriva dove serve. Al contrario, l’effetto prodotto dal faro rosso posteriore – a dinamica pulsante – non appare ideale: il rifrattore della lampada è affossato sotto la superficie piana del gruppo, impossibile quindi la proiezione laterale della luce.

Correndo, si ha una sensazione di comfort: il ritorno elastico delle fettucce realizza una perfetta aderenza anatomica, e l’oscillazione del sistema appare ben bilanciata, pressoché impercettibile; il cono di luce, ampio circa 5 m a quasi 20 m di distanza (la portata specificata), è molto profondo, sufficientemente ampio verticalmente e orizzontalmente.

Kalenji dichiara un’autonomia variabile tra 2 h e 5 h, conformemente al livello di flusso selezionato; vista la quasi indistinguibile efficienza dei tre modi, può essere consigliabile quindi optare per i livelli inferiori; tuttavia, grazie alla connessione Usb, è possibile incrementare di molto la godibilità del sistema con un accumulatore ausiliario, che deve evidentemente essere riposto in una tasca.

Eccellenti gli intenti dei progettisti, certamente inferiori i risultati, ma Decathlon – che è pioniere in diversi settori – potrebbe migliorare il prodotto, che è di fatto un’invenzione.