Francia: multa da 672 milioni di euro per il cartello tra società di trasporto merci

L’Autorità di tutela della concorrenza francese ha comminato una pena esemplare, infliggendo a 20 società di trasporto merci e al sindacato di categoria, una sanzione complessiva pari a ben 672 milioni di euro, per aver formato un cartello volto ad aumentare e tenere omogenei i prezzi dei loro servizi.

Colpite da una grave crisi, le aziende del settore non hanno trovato di meglio che questa scorciatoia per arginare le perdite. Ma il messaggio dell’Autorità giunge forte e chiaro: la crisi economica non può in nessun modo giustificare comportamenti e accordi anti-concorrenziali.

Nel mirino dell’Autorità sono finite, tra le altre, Geodis (leader nel mercato francese, che dovrà versare la parte più grossa della multa, 196 milioni di euro), Chronopost (99 milioni), DHL Express France (81 milioni), TNT Express France (58 milioni), Royal Mail e FedEx.

Il sindacato di categoria è stato condannato a 30mila euro di ammenda per aver partecipato attivamente ad organizzare e mantenere riservate le intese illecite.

In termini di entità complessiva, si tratta della seconda multa elevata dall’Autorità per la concorrenza nella sua storia, dopo quella da 951 milioni di euro comminata nel 2014 a Colgate, Unilever, Procter, L’Oréal e altre società coinvolte in un cartello relativo ai prodotti d’igiene.

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Se TNT, La Poste (casa madre di Chronopos e Exapaq) e Royal Mail si stanno preparando a pagare il dovuto, altre società – Geodis in testa – stanno pensando di fare appello contro la decisione, anche perché difficilmente potrebbero far fronte alla richiesta senza andare a gambe all’aria, tanto i loro conti sono in rosso.

 

 

PRASSI CONSOLIDATA

Secondo quanto emerso dall’inchiesta, le intese concorrenziali sono il frutto di una prassi ben organizzata che si ripeteva a scadenze precise fin dal 2000: ogni anno, tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, i vertici delle aziende si incontravano in riunioni segrete organizzate nelle sedi del loro sindacato, il TLF, per discutere dell’aumento delle tariffe.

Tutto, ovviamente in violazione delle regole della concorrenza e con grave danno per i clienti finali.

A vuotare il sacco sugli accordi illeciti sono state due società a capitale tedesco, Schenker e Alloin, anch’esse facenti parte del cartello: i loro dirigenti hanno rivelato la vicenda all’Autorità, con tanto di documenti a comprova delle intese, per beneficiare della cosiddetta procedura di clemenza, ottenendo così l’applicazione di una multa ben più leggera.