Glifosato, l’Efsa esclude che sia cancerogeno

Secondo l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, è improbabile che il glifosato rappresenti un rischio cancerogeno per gli umani. L’Autorità, smentendo la classificazione dello Iarc, ha dato il suo via libera al rinnovo dell’autorizzazione tra le sostanze attive del glifosato. Le valutazioni dell’Efsa, infatti, saranno inviate alla Commissione europea che dovrà decidere se mantenere o meno questa sostanza nella sua lista delle sostanze attive, mentre gli Stati membri vi faranno riferimento per rivalutare la sicurezza dei prodotti pesticidi contenenti glifosato che vengono utilizzati nei loro territori. Dati i risultati pubblicati dall’Efsa, è altamente improbabile che vengano poste moratorie o divieti. Eppure solo pochi mesi fa, a marzo, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), organo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, era giunta ad una conclusione del tutto differente e aveva classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno” per gli esseri umani.

Cos’è il glifosato?

Il glifosato è un erbicida non selettivo impiegato sia su colture arboree che erbacee e aree non destinate alle colture agrarie (industriali, civili, argini, scoline, ecc.). È attualmente utilizzato in 750 prodotti per l’agricoltura: tra quelli che lo contengono come principio attivo il più noto è certamente il Roundup della Monsanto, una miniera d’oro per gli affari della multinazionale di biotecnologie agrarie. Basti pensare che secondo le stime della US Geological Survey, il consumo dell’erbicida è passato dai 50 milioni di tonnellate del 2002 ai 128 del 2012, e la tendenza è quella di crescere, perché le piante infestanti sono sempre più resistenti e quindi hanno bisogno di dosi maggiori della sostanza per avere lo stesso effetto.

Le dosi di riferimento stabilite dall’Efsa

La revisione dell’autorizzazione ha visto al lavoro un panel composto da scienziati dell’Efsa e rappresentanti di organismi di valutazione del rischio negli Stati membri dell’Ue. Questo lavoro ha portato a stabilire una dose acuta di riferimento (ARfD) per il glifosato pari a 0,5 mg per kg di peso corporeo. Oltre a introdurre questo parametro, la revisione ha proposto altre soglie di sicurezza tossicologica che i valutatori del rischio potrebbero considerare: il livello di esposizione dell’operatore (AOEL) è stato fissato a 0,1 mg/kg di peso corporeo al giorno, mentre la dose giornaliera accettabile (ADI) per i consumatori è in linea con la soglia dell’ARfD: 0,5 mg/kg di peso corporeo al giorno. L’EFSA utilizzerà i nuovi limiti tossicologici durante la sua revisione dei livelli massimi di residui di glifosato negli alimenti, che sarà effettuata in collaborazione con gli Stati membri nel 2016.

Greenpeace: Autorità non indipendente

Greenpeace, dopo questa valutazione, torna a porre l’attenzione sull’indipendenza dell’Efsa: “Buona parte del rapporto fa riferimento a studi non pubblicati commissionati dagli stessi produttori di glifosato. Le prove del rischio sono inconfutabili, ma a questo punto dobbiamo prendere atto che l’EFSA preferisce contrapporsi alla più autorevole agenzia di ricerca sul cancro a livello internazionale pur di non dispiacere grandi aziende di pesticidi, come Monsanto”, afferma Federica Ferrario, Responsabile Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.

 

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