Rimborsi, la carica dei pensionati

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Pensionati sul piede di guerra. Dopo che la Corte Costituzionale, con sentenza del 30 aprile scorso, ha bocciato il blocco dell’indicizzazione delle pensioni nel biennio 2012-2013, contenuto nel decreto Salva Italia del governo Monti, le associazioni dei consumatori lanciano le prime iniziative per far rientrare nelle tasche di milioni di pensionati italiani il maltolto.

Se Adusbef mette a disposizione degli utenti sul proprio sito un fac simile di diffida nei confronti dell’Inps, Codacons fa di più, lanciando una class action cui hanno già aderito più di 6mila pensionati.

D’altro canto la battaglia che si gioca è di quelle dai numeri importanti: 18 miliardi di euro, quelli che, dopo la sentenza della Consulta, avrebbe dovuto restituire lo Stato ai pensionati colpiti dal blocco (ovvero i beneficiari di assegni previdenziali superiori ai 1.400 euro lordi al mese); poco più di 2 miliardi, invece, le risorse messe sul piatto dal governo con un decreto ad hoc (d.l. 65/2015), varato per evitare il prevedibile salasso, e che prevede un piano di restituzione parziale e non a beneficio di tutti i pensionati.

E proprio sulla parzialità dei rimborsi si incentra la protesta dei pensionati, che pretendono invece la completa applicazione della sentenza della Consulta, senza scorciatoie. “D’altronde – fa notare il giornalista Paolo Onesti, esperto in materia pensionistica – quando la Consulta è intervenuta a restituire il ‘contributo di solidarietà’ ai titolari di trattamenti pensionistici sopra i 90mila euro, l’Inps ha provveduto a restituzioni immediate senza problemi”.

Infine, a dare manforte alle ragioni dei pensionati è intervenuta di recente anche una sentenza del Tribunale di Napoli che, accogliendo il ricorso di un pensionato, ha emesso un’ingiunzione di pagamento nei confronti dell’Inps di 3.074 euro a titolo di arretrati, creando un precedente interessante.

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L’iniziativa di Codacons

Dal Codacons arriva comunque la sfida più serrata al governo.

“Abbiamo lanciato una class action – ci spiega l’avv. Marta Perugi – con l’obiettivo di costringere il governo a eseguire la sentenza della Corte Costituzionale. L’azione passa da una diffida che ogni pensionato che aderisce all’iniziativa deve inviare all’Inps. Poi l’associazione si occuperà di far seguire l’azione legale al Tar, come la class action della legge Brunetta prevede”.

I legali di Codacons chiederanno quindi al giudice amministrativo di ordinare alla pubblica amministrazione l’emanazione degli atti necessari per rimborsare i pensionati, compiutamente o, comunque, secondo le modalità indicate dalla Corte Costituzionale.

“In attesa che si concretizzino altre iniziative, come quella di un ricorso alla Corte dei Conti, attualmente in fase di studio – conclude Perugi – invitiamo tutti i pensionati interessati a partecipare alla nostra class action”.

 

Ecco allora cosa fare per aderire.

Inviare un sms solidale al numero 4892892 con il testo “203 CODACONS PENSIONI” che comprende la quota di iscrizione come sostenitore e un contributo all’associazione Mary Poppins (onlus che presta assistenza ai malati di cancro e ricoverati nel reparto di oncologia pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma).

Con il servizio “IN CODACONS – CLASS ACTION” al costo di 2,03 € si ha diritto all’iscrizione al Codacons, e si riceve via e-mail la diffida da inviare all’Inps e a tutti gli uffici pubblici di competenza (le indicazioni più specifiche si ricevono dopo aver compilato il questionario on line).

Dopo l’estate, se le diffide (com’è facile immaginare) non daranno alcun esito, scatterà la class action e i legali di Codacons provvederanno a presentare un apposito ricorso al Tar a nome di tutti i pensionati aderenti all’iniziativa.

 

Cosa prevede il decreto sui rimborsi delle pensioni

Il decreto varato dal governo Renzi dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco delle pensioni nel biennio 2012-2013 stabilisce un piano di restituzione parziale e a scaglioni, che non beneficia tutti i pensionati colpiti dalla mancata indicizzazione.

In particolare, il piano del governo prevede rimborsi solo per le pensioni che vanno da 1.443 a 2.890 euro lordi; la restituzione avverrà con un pagamento una tantum effettuato il primo agosto. I complessivi 2 miliardi e 187 milioni di euro resi disponibili dal governo (cifra ben al di sotto dei 18 miliardi che servirebbero per accontentare tutti) saranno distribuiti a 3,7 milioni di pensionati per fasce a scalare: 750 euro per pensioni fino a 1700 euro lordi, 450 a chi prende fino a 2.000 euro, e 278 a chi riceve fino a 2.700 euro. Nessuna restituzione, invece, arriverà per chi prende più di 3.200 euro lordi al mese (cioè più 2.200 euro netti circa).